Birra veneta a chilometro zero: i fratelli Vecchiato continuano a stupire

 

Più luppolo e orzo in Veneto per la filiera della birra a kmzero. E’ questo il senso della legge approvata ieri in Consiglio regionale che premia gli agribirrifici in base alla qualità, al metodo di lavorazione ma soprattutto all’origine delle materie prime impiegate. Coldiretti ispiratrice della norma sottolinea l’importanza del provvedimento che prevede non solo incentivi per la coltivazione degli ingredienti principali, ma definisce, inoltre i parametri legali per sostenere l’attività di birraio tra i giovani agricoltori riconoscendo questa professione come connessa alla qualifica di imprenditore, creando anche i presupposti del “piccolo birrificio agricolo”. 

Padova in questo senso ha fatto da apripista con “La Veneta km 0” prodotta interamente nella nostra regione, dalle materie prime all’intero ciclo produttivo, dal Birrificio Agricolo Antoniano di Villafranca Padovana.

“E’ stata la prima specialità birraria a vantare il logo Coldiretti del “Km 0”, frutto dell’accreditamento da parte di un’apposita commissione di Coldiretti Veneto – ricorda Federico Miotto, presidente di Coldiretti Padova  – che ha potuto verificare l’origine delle materie prime e la produzione. La particolarità è l’origine tutta veneta delle materie prime. Il Birrificio Antoniano agisce come società agricola e ha in gestione più di 90 ettari di terreno. In provincia di Padova cresce l’orzo distico selezionato accuratamente, nato da sementi certificate e seguito passo passo nel suo sviluppo dai consulenti agronomici di Coldiretti Padova.  L’acqua, che rappresenta il 90% del prodotto, è quella del bacino del Brenta. L’inconfondibile amaro aromatico della birra è donato dal luppolo, una pianta ben nota anche in Veneto col nome di “bruscandolo” o luppolo selvatico, della quale si erano perse le tracce. Il Birrificio Antoniano ha iniziato ad acquistare il luppolo in fiore da un’azienda agricola che ha ripreso a coltivarlo, in provincia di Venezia, per creare la vera birra veneta nello stabilimento di Ronchi di Villafranca Padovana. La birra “la Veneta Km 0” conferma come le produzioni agricole di qualità della nostra regione possano riportare alle radici una bevanda che, prima di tutto, è un alimento vivo dono della terra. Mentre le multinazionali tendono ad ampliare il loro monopolio e ad uniformare il mercato i nostri produttori puntano invece al forte legame con il territorio e all’identità che distingue i nostri prodotti migliori”.

Le risorse stanziate dalla legge regionale sommano a 250mila euro di cui 100mila per la promozione della filiera locale. Nel testo normativo si guarda anche alla formazione degli utenti che intraprendono questo indirizzo produttivo che a tutt’oggi conta ottanta microbirrifici indipendenti  portando il Veneto con Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna tra le  regioni leader in questo settore.  L’ offerta di birra artigianale Made in Italy – precisa Coldiretti – sta conquistando un numero crescente di consumatori in Italia e all’estero dove l’export è aumentato del 144% in 10 anni. Il successo è registrato anche per la birra agricola con una produzione diversificata e innovativa: da quella aromatizzata alla canapa a quella pugliese al carciofo di colore giallo paglierino, ma c’è anche quella alle visciole, al radicchio rosso tardivo Igp o al riso. Oltre a contribuire all’economia la birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione soprattutto tra gli under 35 che sono i più attratti – sostiene  Coldiretti – vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i brewpub o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

A garantire il rispetto delle disposizioni previste – ricorda Coldiretti –  interverrà anche la Giunta con un proprio disciplinare a cui le imprese dovranno aderire per fregiarsi del titolo di agribirrificio.