Buoni pasto: continua la battaglia di Appe per una regolamentazione della giungla dei ticket restaurant

 

Consip, la “centrale d’acquisto” della Pubblica Amministrazione, ha recentemente comunicato di aver risolto (annullato) la convenzione in essere con Qui! Ticket per la fornitura di buoni pasto ai dipendenti pubblici nei “lotti” 1 e 3 (regioni Piemonte, Liguria, Val d’Aosta, Lombardia e Lazio) per reiterato, grave e rilevante inadempimento delle obbligazioni contrattuali.
In pratica, i dipendenti delle pubbliche amministrazioni non riuscivano più a trovare pubblici esercizi dove poter “spendere” tali buoni, in quanto gli esercenti, non percependo il pagamento dalla ditta emettitrice, avevano sospeso il ritiro dei Qui! Ticket.
A questo link il servizio realizzato da TgPadova di Telenuovo

Si ricorda che, in Veneto, il servizio di fornitura di buoni pasto cartacei alla Pubblica Amministrazione è stato appaltato a Day Ristoservice, con una commissione di circa il 5%, mentre i buoni pasto elettronici vengono forniti da Edenred (con card a marchio City Time) con una commissione di circa il 4%.
Consip sta lavorando ad un “piano di azioni straordinario” finalizzato a giungere ad una nuova fornitura del servizio sostitutivo di mensa, anche tramite l’attivazione, entro dicembre 2018, della nuova convenzione buoni pasto (sia cartacei che elettronici).

Tra l’altro, questa nuova gara (attualmente in corso: le offerte andavano presentate entro il 19 aprile 2018) dovrebbe portare importanti novità, trattandosi del primo bando in cui si prevede che lo “sconto” riconosciuto a Consip deve essere uguale alla commissione richiesta agli esercenti.
«La situazione del mercato dei buoni pasto – dichiara Matteo Toniolo, dirigente dell’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (APPE), con delega ai “ticket” – è particolarmente grave e la risoluzione del contratto tra Consip e Qui! Ticket ne è la riprova».

Secondo l’APPE, che da anni segnala le criticità di un meccanismo perverso, questo primo segnale è destinato ad essere seguito da altri episodi.

«Per il momento non siamo direttamente coinvolti dal problema Consip – prosegue Toniolo – ma anche noi esercenti veneti subiamo notevoli pressioni economiche, che ci portano a firmare contratti troppo penalizzanti, in termini di commissioni, servizi aggiuntivi, tempi di pagamento: avanti di questo passo, dovremo rifiutare di ricevere i buoni in pagamento».

Secondo l’Associazione degli esercenti, la soluzione deve essere trovata a livello legislativo.
«Da anni chiediamo – conferma Toniolo – che il “valore facciale” del buono venga riconosciuto sia dall’acquirente (il datore di lavoro che acquista il buono per i propri dipendenti) che dalla ditta emettitrice: in tal modo, noi esercenti dovremmo pagare una piccola commissione a copertura delle spese di gestione del mercato, molto più bassa di quanto paghiamo oggi».
Oggi, invece, l’acquirente acquista i buoni dalla ditta emettitrice con sconti che possono superare il 20% del valore facciale: in pratica, un buono da 5 euro viene pagato 4 euro o anche meno. La differenza viene poi riversata dalla ditta emettitrice direttamente sul barista, sotto forma di commissione, pagamento dilatato nel tempo, addebito di servizi aggiuntivi.

«Invitiamo tutti i nostri rappresentanti politici – conclude Toniolo – a prendere seriamente in considerazione la nostra richiesta, al fine di riportare moralità su un settore che interessa milioni di cittadini e centinaia di migliaia di imprese, muovendo un giro d’affari di quasi 3 miliardi di euro ogni anno. Il rischio, altrimenti, è che a breve tanti consumatori non potranno più trovare un esercizio dove spendere il proprio buono pasto».