Confidi: Di Stasio, “Mantengano il carattere mutualistico e rapporto col territorio”

 

altI confidi? Devono rispondere a pochi ma significativi requisiti: “mantenere i loro scopi mutualistici, confermare il radicamento territoriale e l’autogoverno delle imprese che ne fanno parte, sostenere i soci, compresi quelli che appartengono a fasce a rischio di marginalità”.

“Potrebbe sembrare il nostro statuto – puntualizza Fabio Di Stasio, direttore di Artigianfidi Padova, uno dei maggiori confidi operanti in Veneto con i suoi quasi 10mila soci – invece sono frasi desunte da un disegno di legge depositato in Senato, primo firmatario il senatore Gianluca Rossi”.

Un disegno di legge che, per Di Stasio, è la prova provata del definitivo superamento di un concetto molto “bancario” che voleva i confidi più simili agli istituti di credito, con la loro burocrazia ed i loro vincoli, piuttosto che alla “ratio” dei confidi stessi nati per offrire garanzie a chi garanzie non può darle perché privo di proprietà immobiliari o perché giovane ed in fase di start up.

“La speranza – continua Di Stasio – è che il disegno di legge diventi presto norma dello Stato. In questo modo supereremmo l’assurda distinzione che c’è tra confidi 106 (per intenderci, il nostro, ancorato al concetto base della mutualità) e i confidi 107 (controllati dalla Banca d’Italia e dunque più rigidi nel loro modus operandi). Una distinzione che, in questi anni, soprattutto per quanto riguarda la nostra provincia, ha finito per privilegiare, a livello di contribut pubblicii, giusto i confidi 107 mettendo in difficoltà i 106”.

Distinzioni, peraltro, già stigmatizzate dal Ministero dello Sviluppo Economico e da Unioncamere, in due risoluzioni distinte ma univoche, hanno ribadito la non liceità della distinzione tra confidi dell’una e dell’altra tipologia.

“La legge – conclude Di Stasio – chiuderebbe il cerchio. La speranza è che arrivi presto in sede dibattimentale”.

Ma è qui, forse, che cominciano i problemi.