Donne pazze per la scienza: il problema sono i colloqui

 

Le donne vanno pazze per la scienza e portano a termine dei percorsi di studio specifici per poter lavorare nei settori scientifici. Questo però sembra non bastare, infatti analizzando i dati sull’occupazione maschile e femminile si nota che solo il 28% dei ricercatori mondiali è di sesso femminile.
La percentuale a cui abbiamo fatto riferimento è quella dell’Onu e mette in luce un fenomeno molto importante, sul quale si sta cercando di lavorare per garantire a uomini e donne lo stesso trattamento in ambito professionale. Sono tante le donne, ad esempio, che scelgono di conseguire un master in ingegneria per completare la loro formazione scientifica e per cercare di accedere al mondo del lavoro ricoprendo una posizione di prestigio.

Gap tra uomini e donne: perché esiste?
Sebbene la situazione sia nettamente migliorata negli ultimi anni, non ci si può ancora ritenere soddisfatti. Sono troppi i settori a netta prevalenza maschile e che potrebbero invece beneficiare anche dell’apporto delle donne se queste avessero maggiori possibilità di ricoprire le posizioni professionali libere.

Una delle fasi più delicate e che maggiormente impatta sul tasso di occupazione è quella del colloquio. Sembra che in molti ambiti scientifici le donne ricevano un trattamento diverso rispetto alla controparte maschile, risultando sfavorite in partenza semplicemente per il loro sesso. Va detto però che non accade questo in tutti gli ambiti e che la qualità della vita professionale delle donne è nella stragrande maggioranza dei casi sovrapponibile a quella degli uomini.

Ingegneria e donne: parliamo di numeri
L’Unesco ha condotto uno studio interessante che ha selezionato le quindicenni come popolazione campione. I dati mostrano che le quindicenni italiane non prevedono per il loro futuro degli studi in ambito ingegneristico, infatti solo lo 0,04% delle intervistate ha espresso di volersi iscrivere ad ingegneria per la carriera universitaria.

Facendo riferimento invece ai dati forniti dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, si può notare che la situazione in Italia sta migliorando. Nel 2000 solo il 16% dei laureati era di sesso femminile, mentre nel 2017 la percentuale è arrivata al 28%. La strada da fare è ancora lunga per poter sperare di avere ogni anno una suddivisione equa tra sesso maschile e femminile dei neolaureati, ma i dati mostrano che il percorso che si è intrapreso è quello giusto.

Il numero delle donne laureate in ingegneria è aumentato negli ultimi anni anche grazie all’affermarsi delle università telematiche, le quali hanno permesso sia alle giovani ragazze, sia a donne adulte magari già lavoratrici di portare a termine un percorso di istruzione superiore. La formazione a distanza si è rivelata uno strumento efficace, in particolare per ragazze e donne con diversi impegni ed impossibilitate ad iscriversi in un ateneo tradizionale, come ad esempio le mamme! Nell’Università Unicusano, ad esempio, sono molte le donne che hanno già dei figli ma che non rinunciano alla propria formazione per andare avanti con la carriera.

Quando si è mamme la gestione del tempo è fondamentale e l’università telematica, da questo punto di vista, ha sicuramente una marcia in più.