Festa di Sant’Antonio da Padova: il messaggio del vescovo Antonio

 

Riceviamo e pubblichiamo il messaggio del vescovo di Padova monsignor Antonio Mattiazzo, rivolto ai fedeli di Sant’Antonio di cui venerdì 13 giugno si celebra la festa
1. Una presenza che infonde fiducia
Il 13 giugno è festa cara ai padovani perché evoca la presenza di un Santo particolarmente venerato come Patrono, soprattutto dai poveri, dai sofferenti, da chi è in ricerca. Quella di sant’Antonio è una presenza influente, come segno e riflesso dell’amore misericordioso di Dio, presenza che infonde fiducia nelle situazioni di precarietà della vita personale e sociale.

Da sant’Antonio ci viene pure un messaggio stimolante ed elevante per le sfide impegnative e le scelte importanti che oggi, come cittadini e come cristiani siamo chiamati ad affrontare.

Egli ha un rapporto particolare con la nostra città al punto che essa è chiamata la “Città del Santo”, rapporto motivato dal fatto che si è inserito nel vivo della vita cittadina divenendo attivamente partecipe delle vicende delle persone e delle istituzioni. La sua operosità è stata animata dal desiderio di mettere il tessuto sociale in contatto con il Vangelo come luce e fermento per una città sana, giusta e fraterna, nell’ottica del nascente umanesimo francescano.

Sant’Antonio, a imitazione di Cristo, “reca la buona novella ai poveri” annunciando e proponendo il Vangelo come messaggio e forza di autentica liberazione e promozione umana.

La sua predicazione è stata coraggiosa fino ad assumere toni anche roventi contro l’usura, l’egoismo e l’avarizia dei ricchi; ha criticato la violenza e il dispotismo dei governanti, si è opposto allo sfruttamento degli operai e all’oppressione dei poveri, ha promosso la concordia e la pace. Ispirate da sant’Antonio sono sorte molteplici opere caritative, educative, di promozione sociale. Ricordiamo il “pane dei poveri”, realizzato subito dopo la morte del Santo e che continua a tutt’oggi la sua benefica opera.

Non possiamo dimenticare e trascurare il fatto che l’ispirazione profonda, la forza propulsiva di sant’Antonio e della sua attività provengono dalla sua fede e dal suo amore al Vangelo, che non è semplicemente un libro, ma la Persona e il messaggio perenne e sempre nuovo di Cristo, annunciato nello Spirito.

2. Sant’Antonio come vede oggi la nostra città? Penso che veda con soddisfazione molti aspetti positivi di bene e di crescita.
L’Università ha raggiunto livelli di riconosciuta eccellenza e così pure la Sanità. Il bene, che non fa chiasso, è praticato da molte persone singolarmente o nelle molteplici associazioni e organizzazioni di volontariato, di servizi sociali e caritativi. Vi sono imprenditori e lavoratori che “hanno tenuto duro” in questi anni di grave crisi economica e finanziaria. Possiamo riconoscere autorità e responsabili di istituzioni civili e scolastiche onesti e impegnati.

Insieme con queste luci, al Santo non sfuggono però anche ombre che rattristano.
È una città dove nascono pochi bambini e con un progressivo invecchiamento. La famiglia – cellula naturale fondamentale della società – poco o nulla sostenuta – è in profonda crisi. La solitudine e l’insicurezza provocano timore. Preoccupano episodi di illegalità, corruzione e di paventate infiltrazioni mafiose. La disoccupazione rimane una ferita aperta per molti. Il gioco d’azzardo – purtroppo autorizzato dal governo – sarebbe denunciato e combattuto da sant’Antonio come una stoltezza che sfrutta la debolezza umana per far soldi. Il Santo prenderebbe posizione contro la mercificazione del corpo, prodigandosi per aiutare le vittime.
Al fondo di tanti fenomeni negativi si può ravvisare una crisi del senso e del fine della vita, riposto solo in questa vita terrena e caduca. In verità, «a nessun’anima è fissato un fine interno a se stessa» (Martin Buber, Il cammino dell’uomo). Camminiamo con i piedi sulla terra, ma con gli occhi dobbiamo guardare al cielo.

3. Vino nuovo in otri nuovi
Il male si vince con il bene: il bene pensato e operato. Il governo e le istituzioni si oppongono al disordine economico e sociale con le forze dell’ordine, per mezzo di controlli sempre più pressanti e capillari, fino a invadere ambiti della “privacy” e, all’occorrenza, con la repressione. Quest’azione, che mira a porre un limite al male e proteggere i beni, non è tuttavia sufficiente. Si avverte anche una contraddizione: da un lato si vuole la massima libertà, dall’altro si constata che la libertà è succube di tendenze e impulsi moralmente disordinati e porta al male. Quello che è maggiormente necessario e appare carente, è l’educazione che orienta la libertà a una disciplina interiore suggerita dalla coscienza morale e imperniata sulle virtù. In questo campo, un ruolo e una responsabilità particolare competono alla famiglia, alla scuola, alle comunità cristiane, alle associazioni. Innalziamo la nostra preghiera a sant’Antonio perché ispiri sapienza e intraprendenza a chi svolge compiti educativi.

C’è un altro problema irrisolto dalla cultura dominante ed è il pensare che noi saremmo in grado, con le sole nostre forze, di fare sempre il bene ed evitare il male. È un’illusione smentita dall’esperienza. Senza la luce e l’energia che dona Dio siamo tutti moralmente fragili e peccatori. Il Salmo biblico ci fa dire: «Il mio peccato io lo riconosco».
Sant’Antonio lo sapeva molto bene e dedicava con priorità il tempo alla preghiera e alla meditazione del Vangelo. Al confessionale ha dispensato la misericordia di Dio, risanato le piaghe di tanti cuori affranti, ridonato la pace della coscienza, infuso rinnovata energia spirituale. Da queste sorgenti divine ha attinto la forza per rinnovare la società. Possiamo dire che ha applicato il detto evangelico: «Vino nuovo in otri nuovi» (Mc 2,22).

Alla nostra città, dopo l’elezione del Sindaco e della Amministrazione comunale, si apre un periodo nuovo in un contesto nazionale ed europeo di cambiamento. Affidiamo i responsabili della vita cittadina alla protezione di sant’Antonio perché abbiano a svolgere con rettitudine il loro incarico al servizio del bene comune, avendo a cuore le fasce più povere e deboli della popolazione. La comunità cristiana rimane disponibile alla leale collaborazione nel rispetto delle reciproche competenze.

Avvertiamo oggi l’aspirazione intensa a un rinnovamento che non sia superficiale e che tragga esperienza dalla crisi profonda degli ultimi decenni. Per attuarlo sono necessarie idee e propositi. Ma non bastano. Il rinnovamento deve essere anzitutto quello spirituale ed etico. Sant’Antonio ci dice di attingerlo da Gesù Cristo e dal Vangelo.
Auguro a tutti di celebrare una bella festa di sant’Antonio e di ricorrere con fiducia alla sua celeste intercessione. Nel celebrare l’Eucaristia alla Basilica del Santo, porterò nel cuore tutti voi, specialmente i poveri e i sofferenti nel corpo e nello spirito.

 

+ Antonio Mattiazzo, vescovo di Padova