Funerale di Giovanni Schiavon tra commozione e rabbia

 

Commozione e rabbia composta tra le circa 300 persone che hanno gremito la chiesa della Sacra Famiglia, a Padova, per i funerali di Giovanni Schiavon, l’imprenditore edile gravato dalle difficolta’ finanziarie dell’azienda, con crediti che non riusciva a riscuotere pero’ per circa 200 mila euro, che ha posto fine alla sua vita con un colpo di pistola nel suo ufficio lunedi’ scorso a Peraga di Vigonza.
Molti, tra i banchi della chiesa, i colleghi di Schiavon segnati dall’emozione. L’imprenditore, titolare della Euro strade 90 Snc aveva lasciato un biglietto alla famiglia con cui chiedeva perdono e che si concludeva con una frase “Non ce la faccio più”. Poche parole che facevano implicito riferimento proprio ai molti crediti che non riusciva ad esigere dalle aziende per cui aveva lavorato come sub appaltatore e ai debiti accumulati per dare corso all’esecuzione dei lavori che non gli erano poi stati saldati.
“Vorrei trovare il coraggio per dire qualcosa ma ho il cuore completamente vuoto ciao Papi” ha detto la figlia Flavia tra le lacrime. Assieme alla mamma e ai vertici delle categorie imprenditoriali venete nei giorni scorsi ha firmato una lettera inviata al presidente del consiglio Mario Monti, nella quale viene chiesto, tra l’altro, che venga adottata al piu’ presto la direttiva europea che prevede tempi certi e rapidi per i pagamenti con l’appello diretto allo stesso Monti di fare presto per il bene delle aziende e del Paese.
Il parroco, don Massimo Facchin, nell’omelia ha ricordato la serietà e l’onestà dell’imprenditore, schiacciato da un sistema bloccato e in cui le regole sembrano essere evaporate sotto i colpi della crisi. “Noi siamo per aprire le porte della fede e della preghiera: lui ha trovato solo porte chiuse” ha detto il sacerdote al termine dell’omelia.
“E’ il sistema che lo ha ammazzato – ha detto carico di rabbia all’uscita dalla chiesa un imprenditore edile – siamo in un meccanismo che stritola e che non funziona più. Bisogna mettere mano al patto di stabilità: io avanzo 120mila euro da un’azienda che mi ha pagato con assegni protestati, e 200mila euro da un comune della provincia di Venezia che non so quando mi pagherà. Come si fa ad andare avanti così?”. (ANSA).