Grilo, il grillismo e il Movimento 5 stelle visto da uno che di politica ne ha fatta molta, Paolo Giaretta

 

L’ex senatore Paolo Giaretta ha postato sul suo blog www.paologiaretta.it questa lucidissima analisi sul fenomeno del grillismo dal titolo “Il brutto della diretta, che qui replichiamo integralmente:Il sentiero era stretto, ora è diventata una cengia con pochissimi appigli e non si sa neppure se c’è la via del ritorno senza sfracellarsi. Lo vedremo nelle prossime ore e vedremo le scelte difficili che il PD dovrà compiere. Credo però che ci sia bisogno di una riflessione profonda anche al nostro interno sulla natura e consistenza del Movimento 5stelle. L’eccesso di credito che è stato dato non ha prodotto risultati in termini di convergenze, in compenso si rischia di far passare sotto silenzio una incultura delle istituzioni, un dileggio continuo della serietà dei comportamenti che non è meno grave di ciò che abbiamo visto in questi anni praticato da Berlusconi. Fa bene l’Unità a mettere in luce l’accordo di fatto Berlusconi/Grillo per impedire il cambiamento.

Passi per il capogruppo che si addormenta in Senato, passi per quella della Camera che definisce una boiata la legge sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione che è una necessità da lungo attesa in modo unanimi da sindacati e imprese. Passi per le penose conferenze stampa senza domande e dichiarazioni smentite qualche minuto dopo. Passi perfino per gli insulti continui del guru del movimento, diseducazione civica vergognosa alla convivenza e alla vitalità dei rapporti democratici. Una indignazione continuamente recitata che mette in circolo tossine difficilmente riassorbibili.

Ma non è che ci possiamo prestare a tutto. E bisognerà anche che i nostri dirigenti che si dichiarano aver simpatia per il grillismo battano un qualche colpo critico e prendano le distanze da questa caricatura della partecipazione democratica. Non è in discussione il fatto che su singoli punti programmatici ci possano essere delle convergenze e neppure il fatto che una parte degli elettori e dei dirigenti del movimento siano convinti sinceramente di fare qualcosa per il bene del paese e che a questi elettori bisogna parlare.

E tuttavia ci sono dei principi che non possono essere lasciati senza difesa.

Consentire che la politica diventi una caricatura. Pensiamo che lo streaming dell’incontro tra la delegazione del PD e quella del Movimento sia stata una bella pagina della politica? Piegarsi ad una cerimonia senza senso, a metà tra il Grande Fratello e la Corrida, che è la negazione stessa di un rapporto civile tra forze politiche. O pensiamo davvero che sia possibile fare dei passi in avanti nell’approfondire rapporti, possibili convergenze, evidenziazione di differenze parlando in diretta potenzialmente a centinaia di migliaia di cittadini? Non c’è campo della vita, privata e pubblica che non abbia bisogno di momenti di pubblicità e di momenti di riservatezza. Pensiamo davvero che i cittadini non siano in grado di comprendere questo semplice fatto? Che trasparenza significa rendere conto delle scelte che si fanno, delle motivazioni, e rendere pubbliche tutte le scelte, ma non può significare appunto un Grande Fratello che pervade ogni aspetto di riservatezza, di discussione, di confronto. Questo è l’incubo di cui scriveva Orwell, ma era appunta la metafora delle dittature che imperversavano in Europa.

Illudersi di avere appoggi parlamentari quando non c’è la convergenza minima sui principi fondanti della vita democratica è un grave errore.

Si rischia di vivere di proclamazioni simboliche che poi non reggono alla prova dei fatti. Il famoso “modello Sicilia” a cosa si sta riducendo?. Per il momento all’immobilismo che blocca ciò che è già stato deciso, che finge di decidere (l’abolizione delle province a data da destinarsi) e che deve riconoscere che fare un cantante, sia pure di alto livello artistico ed intellettuale è una cosa, amministrare è un’altra, che fare il fisico nucleare di altissimo livello richiede doti e competenze che non coincidono necessariamente con quelle del buon amministratore.

Stiamo attenti perché la Prima Repubblica è passata, la Seconda che doveva far risorgere la buona politica l’ha definitivamente affossata, ma non esiste una legge che assicuri che poi si va in meglio. Il peggio è sempre possibile”.