Ho fatto piangere una persona, sono stato assolto. Ma non mi sento innocente

 

C’era una persona che oggi in aula a palazzo di Giustizia piangeva. Quelle lacrime e quei singhiozzi mi fanno sentire colpevole, anche se sono stato giudicato innocente. A chiedere la mia assoluzione è stato per primo il pubblico ministero, che rappresenta l’accusa. Paolo Luca, magistrato che stimo, ha detto che ho fatto bene il mio mestiere, che ho raccontato la verità. E proprio per questo mi sento in colpa. Perchè a volte raccontare la verità significa sbattere in faccia alle persone una realtà inaccettabile. Della persona che piangeva dietro di me in tribunale ho raccontato che è un down, e che un gruppo di ragazzi del suo paese lo picchiavano, lo deridevano e non soddisfatti di tanta crudeltà mettevano il video su youtube, in maniera che altri idioti potessero riderne e schernirlo. Il 21 novembre del 2006, ci fu chi si indignò. Contro di me. Perchè avevo raccontato la mostruosità che sta nel canzonare, sfruttare e maltrattare un debole. Il Mattino di Padova il giorno dopo scrisse “Diventa down solo per scoop”. (se non si crede che questo possa essere stato fatto, basta digitare il titolo a questo indirizzo). Titolo in provincia, di apertura. L’articolo non era firmato. Non so chi fosse il responsabile della pagina quel giorno. Spero che si vergognino un po’ anche loro, se una coscienza ce l’hanno ancora non sarò l’unico che farà fatica a dormire stanotte.
Sono stato assolto. Non mi sento innocente, perchè per avere giustizia oggi una persona si è sentita ribadire decine di volte la sua condizione. Ed ha pianto. E un po’ di quella sofferenza è anche colpa mia. Mi piacerebbe spiegare all’uomo sfortunato che mi ha querelato che io ero dalla sua parte. Che chi gli ha fatto del male è chi lo ha spinto ad una rappresentazione grottesca della giustizia: ci abbiamo impiegato sei anni ad arrivare ad un verdetto quando forse bastava un po’ di buon senso in fase istruttoria. Chi lo ha spinto ad andare dall’avvocato, chi ha guadagnato qualcosa da questa inutile esposizione a quella persona è colpevole, quanto me, di quelle lacrime. E pensare che le ho causate in un tentativo maldestro, ma almeno onesto, di rendergli un po’ di dignità condannando con la penna i suoi aguzzini, non mi fa sentire meglio.

Alberto Gottardo