Imprese: a Padova Confapi conferma la forza emergente dei “nuovi italiani”

 

Un anno dopo la fotografia assume sempre gli stessi colori: il numero degli imprenditori del territorio scende ancora, in compenso aumentano quelli stranieri, in particolare extracomunitari. Da una parte il confronto al 30 giugno 2016 con la stessa data dell’anno precedente si chiude con una diminuzione del numero complessivo di imprenditori (titolari, amministratori o soci) dell’1,1%, che porta il totale delle persone che ricoprono questo tipo di cariche a 138.899, 1.476 in meno rispetto al 2015. Dall’altra si nota come a crescere sia il numero di imprenditori extracomunitari che, per la prima volta, sfonda il tetto degli 8.000 (per l’esattezza 8.041, pari al 5,8% del totale), con un aumento del 3,1%: più 242 unità in valore assoluto, sopra la media registrata nell’intero Veneto (+2,7%). A balzare agli occhi nell’istantanea scattata da Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, incrociando i dati messi a disposizione dalla Camera di commercio, è un altro rilievo statistico in controtendenza: se manifatturiero (-258, pari al -1,2%) e costruzioni (-473, pari al -2,6%) rimangono nel complesso in sofferenza, non è così se si considera solo il numero di imprenditori extracomunitari, che aumentano la propria presenza nei due settori rispettivamente del 2,6% (salendo a 1.207 unità) e dell’1,9% (1.136).

 

«Dodici mesi fa avevamo raffrontato gli stessi dati e il risultato era simile: possiamo parlare di una vera e propria tendenza. Sono numeri di fronte ai quali non possiamo far finta di niente, anche perché non riguardano solo i settori in cui più facilmente si sarebbe portati a pensare a un aumento degli imprenditori stranieri, come il commercio e la ristorazione» sottolinea Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. «Sono soprattutto due le considerazioni che credo sia il caso di fare. La prima: è evidente che non ha senso alzare barricate, occorre invece provare a governare questo fenomeno cercando di favorire l’integrazione, perché è l’unico modello di sviluppo da seguire e un’opportunità per far crescere tutto il territorio. Alla base, occorre ribadirlo con forza, ci deve tuttavia essere un comune sostrato di regole e valori condivisi, che non lascino spazio a chi vuole inquinare il nostro tessuto economico. E arrivo alla seconda riflessione, soffermandomi sul settore costruzioni: i numeri confermano le impressioni che ha chiunque giri attraverso i cantieri del nostro territorio, e cioè che stanno sparendo gli imprenditori e la manodopera italiana. Parliamo di un settore in cui, al di là delle crisi, ci sarà sempre bisogno e che, tuttavia, attrae sempre meno giovani. In altre parole, ci riferiamo a lavori che i “nostri” ragazzi non vogliono più svolgere e che, però, sono e rimarranno necessari. Il rischio, al di là di ogni considerazione precedentemente svolta, è che si disperda quel patrimonio di professionalità che per tanti anni ha caratterizzato le nostre aziende».

 

Tornando ai dati relativi alle presenze straniere, va detto che in termini assoluti gli imprenditori cinesi risultano ancora la nazionalità prevalente (2.250 unità, pari al 28% del totale degli imprenditori extracomunitari), con le altre che presentano valori assoluti decisamente inferiori. Tra esse, il blocco più considerevole si riscontra per gli imprenditori provenienti da Nigeria (12% del totale, per 962 unità), Marocco (8,2%, per 657 unità) e Albania (6,5%, per 524 unità).

Nella foto Mohamed Sbahi, imprenditore padovano nato ad Aleppo, alla premiazione ai recenti Money Gram Awards

 

Mohamed Sbahi del Paprika di via Trieste e Stefanie Ilie di Atlassib imprenditori eccellenti al Money Gram award di Roma

 

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