Javier Lopez domani a Padova: una nuova chiave di lettura del multiculturalismo

 

Domani martedì 17 febbraio 2009 alle ore 17.45, in aula Nievo Palazzo Bo verrà presentato l’ultimo libro di Javier Prades Lopez “All’origine della diversità. Le sfide del multiculturalismo”.
Ogni riflessione su mutazioni sociali imponenti, soprattutto se caratterizzate da rapidità e da globalità», ricordava di recente il patriarca Angelo Scola, «non dovrebbe mai dimenticare la buona regola, richiamata efficacemente a suo tempo dal Nobel Alexis Carrel, che molta osservazione e poco ragionamento sono condizioni necessarie per giungere al vero». Il tema del multiculturalismo ne è un esempio eclatante. È cruciale anzitutto cogliere i dati per poi offrirne adeguata spiegazione e poter orientare il turbolento processo in atto. Per questo motivo l’Associazione culturale universitaria Antonio Rosmini, in collaborazione con l’Associazione triveneta più società meno stato, ha organizzato un incontro pubblico per presentare uno dei volumi più stimolanti sul tema.
«Dio, che guida la storia», diceva Prades all’ultimo Meeting di Rimini in un incontro di presentazione del volume, «attraverso queste migrazioni di popoli, attraverso questi fatti che stanno accadendo, ci vuol fare imparare qualcosa? Siamo chiamati noi, in prima persona, a imparare qualcosa dall’impatto con questo fatto. A me ha colpito quando, l’anno scorso, in una terra cattolica come quella del Triveneto, era stata posta al Papa la domanda: “Come si fa a gestire culture e religioni che sono ormai presenti stabilmente tra noi?”. E il Papa aveva risposto in un modo che a me sembra veramente programmatico e di grandissimo aiuto: “Non esiste più un mondo uniforme”. Inutile rimpiangere quello che fu. “Soprattutto nel nostro Occidente sono presenti tutti gli altri continenti, le altre religioni, gli altri modi di vivere la vita umana. Viviamo un incontro permanente, che forse ci fa assomigliare alla Chiesa antica, dove si viveva la stessa situazione”. Ecco perché, diceva: “Dobbiamo reimparare quanto hanno vissuto i cristiani delle prime generazioni”».