La cena più piccante che si sia mai vista alle pendici dei colli Euganei, da Michel con Paolo Oggiano e gli amici dell’Associazione calabresi

 

E’ stata la serata delle sorprese e dell’amicizia. L’amicizia era quella che lega tra loro Marco Ozzimo e i componenti dell’Associazione calabresi Veneto. Le sorprese le ha portate in tavola Michel Schivo, chef del ristorante da Michel di Baone. E che sorprese: ricci di mare, un barbera prodotto sui colli euganei e soprattutto un matrimonio inusuale, tra il pesce e la piccantezza del peperoncino.
Tutto in una notte, quella di venerdì 16 e tutto a Baone, nel cuore dei collei euganei atestini, dove sembrava di essere in Calabria, tanti erano i sapori e soprattutto le gradazioni di piccantezza selezionate da Paolo Oggiano, un’autentica autorità in materia.
Che non fosse una serata come le altre lo capivi già quando Michel Schivo è arrivato in sala con un secchiello di rame, colmo di ghiaccio e ricci di mare. Dove diavolo sia andato a procurarseli quei piccoli scrigni di gusto di mare Michel, a marzo, solo lui lo sa. Lo schema è noto e caro agli appassionati del ristorante di Baone: due spruzzate di Gin Hendrix sul riccio, due in bocca e via di gusto.
La prima grossa sorpresa l’ha messa nel bicchiere Luca Taiani, sommelier della fattoria Eolia di Rovolon, portando quello che probabilmente è l’unico barbera spumantizzato dei colli Euganei. Lo producono a Rovolon, e ci stava proprio bene con il crostino di pane impreziosito dalla marmellata di ramato e una perla di burratina.
Delicatissimo il barattolino, maniera di impiattare davvero piacevole, portato in tavola come antipasto: naufragati dolcemente nell’acqua di cottura e c’erano i tre pesci che componevano il preludio del menù della serata. Impossibile non tuffare il pane nel guazzetto oliato per assaporare oltre alla carne del pesce anche l’aroma del tutto dentro quel barattolino.
Ancora più coccoloso era il raviolo di scampi, patate e cipolla caramellata, rigorsamente confezionato a mano (e si sente), perchè una pastaa così sottile e un ripieno tanto rotondo in bocca difficilmente si è sentito alle pendici dei colli vulcanici. E tutta la sua vulcanicità la faceva sentire il vino Garganega veneto della fattoria Eolia. Forse il bianco migliore bevuto finora nelle sale del ristorante Da Michel, e non se ne abbiano a male gli altri.
Il trittico di portate è stato concluso dallo spiedone coperto di chips di patate, brunite e croccanti, ottimo nel gusto, sostanzioso nella struttura, arrostito come cucina comanda.

E poi persino il dessert al cioccolato, tutto reso piccante senza disturbare, pur facendosi sentire, dalla maestria dell’alchimista del peperoncino Paolo Oggiano. Una specie di professore di piccantezza che ha sfidato Marco Ozzimo e gli altri figli di Calabria a cimentarsi con quella che lui chiamava “l’esperienza“: un crostino con una piccola spruzzatina di dinamite vegetale.
A giudicare dalla rezione degli impavidi degustatori, roba davvero forte. “Ci siamo divertiti tanto, a quando la prossima?” è stata la frase più gettonata al momento dei saluti.

Tutti a baciare Michel Schivo, perchè in un ristorante così ci entri quasi con timore e ne esci che ti pare di esserci sempre stato a cena, sentendo già una specie di nostalgia. Qualcuno ha scritto che Michel sazia la fame con il piacere.
Chiunque sia l’estensore di queste poche righe sulla lavagna del ristorante, il “tripadvisor” del ristorante Da Michel, ha perfettamente ragione. In una frase la filosofia di un locale che sta seducendo centinaia di ospiti.
Grazie Michel, a presto.

Alberto Gottardo