La direzione antimafia stronca un gruppo della ‘ndrangheta con base tra Vigonza e Padova

 

L’ombra della ‘ndrangheta calabrese si allunga con sempre maggiore frequenza e vastità su Padova. Ne è testimonianza l’ultima operazione della Divisione Investigativa Antimafia di Padova che ha eseguito 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emesse dal Giudice delle indagini preliminari di Padova, coadiuvato nella fase esecutiva dalle Sezioni Operative D.I.A. di Trieste, Brescia, Bologna e Catanzaro, dalla Squadra Mobile di Padova, nonché dalle articolazioni territoriali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
Le indagini hanno consentito di evidenziare le responsabilità degli arrestati, nei confronti dei quali è stata contestata l’associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, al riciclaggio, all’autoriciclaggio, allo spaccio e al traffico di sostanze stupefacenti, e di altri 4 soggetti, indagati a piede libero, che dovranno rispondere del reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false.
L’attività di investigazione, avviata nel 2015, ha fatto emergere come il sodalizio criminale, che faceva riferimento, in primo luogo, all’artigiano BARTUCCA Antonio, ma anche ai calabresi Antonio Giardino, Giovanni Spadafora, Vincenzo Giglio e a Lorenzo Ceoldo, utilizzasse gli illeciti proventi delle false fatturazioni, principalmente per l’acquisto di droga, destinata alla cessione a terzi, e per le necessità delle ditte di riferimento (ad esempio: spese di viaggio e di alberghi, acquisto carburante, pagamento dipendenti, ecc).
Allo scopo era stato individuato un capannone in Vigonza (PD), utilizzato da alcuni dei destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, sia come magazzino per la lecita attività lavorativa svolta nel settore edile, sia quale luogo di custodia di sostanze stupefacenti, materiale da taglio e confezionamento, nonché di materiale d’armamento e munizioni.
Cruciali nel contesto dell’attività criminale del gruppo anche la possibilità di poter contare su dei “favori” da parte del Direttore della filiale di Vigonza della Banca Popolare di Vicenza, Federico Zambrini, e del funzionario della stessa filiale, Roberto Longone.
Il sistema criminoso utilizzato prevedeva la realizzazione di fatture per operazioni inesistenti a nome di artigiani che effettivamente lavoravano per BARTUCCA, ma che in realtà erano ignari del meccanismo illecito posto in essere nei loro confronti.
Il ruolo del Direttore della filiale di VIGONZA della Banca Popolare di Vicenza Federico Zambrini e del suo funzionario consisteva, in sostanza, nel consentire al gruppo un’operatività bancaria del tutto anomala su rapporti a lui formalmente non riconducibili, attività per la quale venivano “ricompensati” con l’esborso di cospicue somme di denaro.