Cresce l’imprenditorialità femminile in agricoltura: un’azienda su quattro è in rosa

 

L’agricoltura si tinge sempre più di rosa. L’anno che si è da poco chiuso ha segnato un incremento delle aziende agricole a conduzione femminile nel Padovano. Su 4.000 aziende di Confagricoltura Padova, 1.000 sono guidate o partecipate da una donna. Una su 4, dunque. Dati che ricalcano quelli provinciali, che vedono 3.039 imprese a prevalente conduzione femminile su un totale di 12.255, pari al 24,8% delle imprese attive.

Le donne non si limitano più ad affiancare l’agricoltore nell’attività amministrativa, ma assurgono sempre di più a un ruolo di primo piano, aprendo anche nuove strade per l’azienda familiare. “Dai nostri dati emerge come la pattuglia rosa sia sempre più presente nel settore vitivinicolo – dice Giordano Emo Capodilista, presidente di Confagricoltura Padova -, soprattutto nel settore vitivinicolo e nel cerealicolo, dove le imprenditrici figurano in veste di titolare o di rappresentante. Le donne spiccano anche nei settori più innovativi come il turismo rurale e gli agriturismi, dove è importante la capacità di fare accoglienza. Spesso si tratta di giovani in possesso di una laurea in agronomia e in enologia, ma anche in altre materie che nulla hanno a che fare con l’agricoltura. Le donne rivestono anche cariche di rilievo nell’associazione, come la vicepresidente Chiara Sattin e la presidente di Agriturist Padova Luisa De Marchi”.

Dai dati dell’ufficio studi della Camera di Commercio di Padova su dati Infocamere, aggiornati al 30 settembre 2017, il numero di imprese femminili attive in agricoltura, silvicoltura e pesca è di 3.039 tra titolari, soci e amministratori. La provincia di Padova è terza in Veneto per numero di imprese a guida femminile dopo Treviso (3.630) e Verona (3.152), ed è sempre terza per percentuale di quote rosa dopo Rovigo (25,8%) e Treviso (25,5%).

Ecco tre storie esemplari di donne di Confagricoltura Padova che si sono lanciate in agricoltura con successo.

Michela Magnasame, 32 anni, conduce con la mamma Santina il caseificio omonimo a Sant’Angelo di Piove di Sacco. Il padre faceva il metalmeccanico e, quando la fabbrica entrò in crisi, decise di avviare una stalla partendo da 10 vitellini. Era il 1984. “Pian piano l’azienda si ampliò e la mamma iniziò a fare formaggi, aiutata anche da nonna Rita – racconta Michela -. Così, nel 2005, i miei genitori hanno deciso di far partire i lavori per costruire un caseificio, inaugurato nel 2009. Io lavoravo per un’agenzia di viaggi, ma ho deciso di lasciare tutto e di affiancare mia mamma a fare formaggio. Abbiamo 100 vacche e facciamo 25 tipi di formaggio, circa 15 quintali a settimana, che vendiamo nello spaccio o nei mercati. L’anno scorso abbiamo ristrutturato l’azienda per il benessere animale, perché crediamo che se le vacche stanno bene il latte sia più buono. Ora sta iniziando ad aiutarci anche mia sorella Rebecca, che ha 21 anni. Non tornerei più indietro, anche se lavoro 365 giorni all’anno, Natale e Capodanno compresi, perché ho tante soddisfazioni: abbiamo vinto due medaglie al concorso Caseus Veneti e siamo arrivati secondi all’ItalianCheese World”.

Michela Tasca, (nella foto) laurea di economia nel cassetto, gestisce l’agriturismo Ca’ de Memi a Piombino Dese con il marito Ottorino e le figlie Giulia ed Elena, la prima con laurea in giurisprudenza e la seconda architetto, che si occupano di marketing.Nell’agriturismo, 14 ettari dedicati a frutteto, orticoli e seminativi, vengono allevati animali da cortile come la gallina padovana, i capponi, le anatre, i germani reali, le oche e le galline ovaiole. Nell’agriturismo, segnalato dal quotidiano “The Telegraph” come numero tre in Italia, si sperimentano anche coltivazioni innovative, come il mais Cinquantino della Castellana e il Biancoperla di Castelfranco. Racconta Michela: “Io ho la laurea in economia e ho lavorato nel settore della moda. Undici anni fa ho cambiato stile di vita: ho frequentato l’alberghiero serale per aprire l’agriturismo e adesso sto studiando da sommelier. Volevo continuare a tenere viva quella che è stata una casa multigenerazionale, dove hanno sempre convissuto molteplici realtà familiari come la bisnonna, la nonna, gli zii, le cognate, le nipotine. Del resto mia suocera, già negli anni ’50, teneva la foresteria. Noi proseguiamo la tradizione”.

Chiara Sattin, classe 1977, è contitolare dell’azienda di famiglia Le Carrare a Monselice, dedita ad allevamento avicolo e cereali. È vicepresidente di Confagricoltura Padova ed è stata presidente dei giovani di Confagricoltura Padova e Veneto e consigliere della Camera di Commercio. Laurea in economia e turismo, ha deciso di seguire le orme del padre, abbracciando la cultura rurale veneta. “Io avevo un amore per le lingue, così ho fatto prima il liceo linguistico e poi ho studiato turismo. Lo sbocco naturale è stato il commerciale, che mi piaceva molto, ma poi mi sono resa conto che non faceva per me stare al chiuso tutto il giorno. Così ho deciso di lavorare in azienda e con mio papà abbiamo fatto il passaggio di testimone nel 2008. Abbiamo 14 ettari di bosco, un’azienda diallevamento e forestazione, e un’altra cerealicola. Conduciamo anche un agriturismo.Questa vita a contatto con la natura è bellissima e non ha prezzo, però ci sono picchi di stagionalità in cui non esistono orari. Vai a casa quando hai finito e non esistono weekend liberi.Per fortuna mio marito fa i turni, così non ci sono problemi… Mi appassionano l’innovazione e le tecnologie, di cui mi occupo da molti anni anche in ambito sindacale, che cerco di applicare nelle mie aziende”.