La legalizzazione della Cannabis? Un ottimo affare per le casse dello Stato secondo Confapi

 

Con una tassazione al 75%, come per il tabacco, legalizzare il consumo di cannabis potrebbe portare all’Erario più di 7 miliardi e mezzo di euro di introiti. Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova: «Partecipiamo al dibattito scevri da ogni presa di posizione ideologica: la legalizzazione porterebbe al depotenziamento delle organizzazioni mafiose, private dei cospicui fatturati che ricavano da produzione e spaccio di stupefacenti. Ma l’obiettivo dello Stato non deve essere quello di far cassa bensì la lotta alla criminalità e il sostegno alla creazione di un nuovo e trasparente settore di attività».

La “cannabis di Stato” in Italia potrebbe portare entrate fiscali per 7 miliardi e mezzo di euro. E, in una mappa degli incassi stimati per ogni regione, alle casse del Veneto entrerebbero più di 600 milioni, circa 100 in quelle della sola provincia di Padova. Non si tratta di dati ufficiali, che non possono esserci in questo campo, ma di stime calcolate sulla base dei numeri forniti dal Viminale e dalla “Relazione annuale” della “Direzione Centrale per i Servizi Antidroga”. Nei giorni in cui il ddl sulla cannabis legalizzata è stato discusso a Montecitorio, con il voto sul provvedimento slittato a settembre a causa dei circa duemila emendamenti presentati, Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha provato ad analizzare la questione da un punto di vista economico, focalizzandosi sul territorio.

«SOLDI SOTTRATTI ALLA CRIMINALITÀ». «E’ doveroso precisare che la possibile approvazione del disegno di legge per la legalizzazione della cannabis non deve essere intesa come una corsa a fare cassa da parte dello Stato, ma, al contrario, come uno strumento efficace per combattere la criminalità organizzata» sottolinea Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. «E lo affermo riprendendo le osservazioni della “Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo” sulla proposta di legge presentata, che evidenzia, fra gli altri aspetti, come la nuova norma porterebbe a “una perdita secca di importanti risorse finanziarie per le mafie e per il sottobosco criminale che, a oggi, hanno monopolio del traffico” e “al prosciugamento, in una più ampia prospettiva di legalizzazione a livello europeo, di risorse economiche e finanziarie per il terrorismo integralista che controlla la produzione Afgana di cannabis”. In altre parole, va messo bene in chiaro che l’obiettivo del provvedimento non deve ovviamente essere quello di promuovere l’uso di sostanze psicotrope – ci mancherebbe! -, né quello di realizzare una manovra finanziaria aggiuntiva che sopperisca alle difficoltà nel far quadrare i conti di uno Stato inefficiente. Bensì quello di sferrare un colpo deciso alla criminalità organizzata, che sul traffico di droga costruisce le sue fortune, e il sostegno alla creazione di un nuovo e trasparente settore di attività. A queste considerazioni, si aggiunga che la stessa “Direzione nazionale Antimafia e Antiterrorismo” fa notare che il provvedimento porterebbe “una rilevante liberazione di risorse umane e finanziarie in diversi comparti della Pubblica Amministrazione e a una ancora più importante liberazione di risorse nel settore della Giustizia, dove sono decine di migliaia procedimenti penali che richiedono l’impegno di Magistrati, Cancellieri ed Ufficiali Giudiziari, con risultati spesso del tutto inconcludenti in quanto vengono irrogate sanzioni che rimangono sulla carta”».

LE STIME. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno la quantità di cannabis (hashish e marijuana) sequestrata nel 2014 (ultimo anno disponibile) in Italia è stata di 145 tonnellate. Lo stesso Viminale fa notare come il mercato sia almeno 6 o 8 volte più ampio di quanto viene intercettato dalle forze dell’ordine, stimando che le tonnellate che girano siano tra le 870 e le 1.160. A 10 euro al grammo, più o meno quanto vengono fatte pagare le sostanze negli stati Usa che hanno legalizzato la cannabis, si giunge a un giro d’affari di 8,7-11,6 miliardi. Applicando ai derivati della cannabis, come da proposta di legge, la tassa sul tabacco al 75% si arriva a calcolare un incasso per lo Stato tra i 6,5 e gli 8,7 miliardi, con un valore medio superiore ai 7 miliardi e mezzo. Ipotizzando un consumo omogeneo in Italia e calcolando l’incidenza della popolazione veneta (4,925 milioni di persone) su quella nazionale (59,83) si stima un beneficio per le casse della Regione in una forbice tra i 535 milioni e i 716 milioni di euro (valore medio tra i due estremi 625,2 milioni). Nello specifico è interessante considerare quanto incide Padova nel totale dei chilogrammi di hashish e marijuana sequestrati dalle forze dell’ordine nel 2014 in Veneto. A far fede è la “Relazione annuale 2014” della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, che evidenzia come i chilogrammi di hashish sequestrati in regione siano stati in quell’anno 388,77 e quelli di marijuana 1.049,84 per un totale derubricabile alla voce “cannabis” di 1.438,61. Nella sola provincia di Padova sono invece stati 115,70 i chilogrammi di hashish confiscati dalle forze dell’ordine e 112.63 quelli di marijuana, per un totale di 228.33, che pesa per il 15,87% sul complesso dei sequestri regionali. Mantenendo la stessa incidenza anche sull’ipotetico insieme degli introiti fiscali dalla legalizzazione della cannabis e considerando i 625,2 milioni poc’anzi citati si arriva a sfiorare i 100 milioni di euro: 99,22.

COSA PREVEDE LA PROPOSTA DI LEGGE. Il testo presentato a Montecitorio prevede la possibilità di detenere lecitamente la marijuana per uso ricreativo in quantità fino a 5 grammi, che salgono fino a 15 nel domicilio privato. Rimane illecito e punibile il piccolo spaccio. Altro punto riguarda la possibilità di coltivare in proprio fino a 5 piante oppure di riunirsi con altri consumatori (fino a 50) in “cannabis social club” simili a quelli spagnoli per produrre una maggiore quantità di piante per più persone. Sarerebbe possibile anche la vendita al dettaglio in negozi autorizzati dai Monopoli, che devono anche vigilare sulle coltivazioni destinate a questo canale di diffusione. Rimarrebbe vietato fumare nei luoghi pubblici, anche parchi e giardini o all’interno della automobili.