Lavoro in carcere: i senatori Santini e Dalla Zuanna interrogano il ministro dopo l’Sos della cooperativa Giotto di Padova

 

“Il lavoro e la formazione professionale costituiscono gli strumenti più significativi con finalità di recupero sociale e reinserimento, come disposto dall’art. 27 della Costituzione che assegna alla pena una funzione rieducativa”. Ad affermarlo sono i sentori democratici Giorgio Santini e Giampiero Dalla Zuanna che insieme alla senatrice Ginetti, prima firmataria, hanno depositato un’interrogazione in Senato al Ministro della Giustizia Andrea Orlando sullo stop alle convezioni che consentivano a detenuti, supportati da cooperative di specialisti, di lavorare in dieci carceri italiane. “Stiamo lavorando insieme ai tecnici e al ministero affinche’la sperimentazione diventi strutturale in tutti i penitenziari e le carceri italiane. Sarebbe un risultato molto importante al fine di garantire una funzione davvero rieducativa della pena. Dobbiamo rafforzare l’istituto del lavoro in carcere, strumento per ridare dignità alle persone”. Ha affermato Santini.
Sul tema è intervenuto in Commissione Giustizia anche il senatore padovano Giampiero Dalla Zuanna: ” Rinunciando a rinnovare le convenzioni con le cooperative che coinvolgono i detenuti per la preparazione dei pasti e riducendo drasticamente i finanziamenti per il lavoro in carcere, il Ministro della Giustizia fa un grave errore, per almeno tre motivi. I detenuti coinvolti in percorsi di lavoro “vero” in carcere hanno abbattuto drasticamente i tassi di recidiva, con conseguenti riduzioni dei danni per la società, riscatto di vita individuale, nonché riduzione delle spese per le carcerazioni successive; Il lavoro in carcere ha permesso di ridare dignità centinaia di persone che hanno avuto ottenuto migliori condizioni di reclusione. Infine, il lavoro “vero” in carcere – senza venir meno alle esigenze di sicurezza per la società e alle funzioni punitive della pena – ne esalta le funzioni educative e di ricostruzione della persona, minimizzando anche i rischi di derive massimaliste.”