Le parole del vescovo Antonio su immigrati e profughi scuotono la chiesa di Padova

 

altProprio nel giorno in cui molti leghisti padovani erano a Milano per manifestare contro immigrati e profughi e mentre alcuni esponenti di Fratelli d’Italia manifestavano davanti alla Prefettura contro l’operazione umanitaria “Mare Nostrum” il padre vescovo monsignor Antonio Mattiazzo è tornato sul tema dell’apertura della città ai nuovi cittadini. Con parole forti il pastore della diocesi di Padova ha detto in uno dei suoi passaggi più forti: “Il bene più prezioso che ci è affidato e che siamo chiamati a custodire, proporre e diffondere, è la carità. La carità non ignora la giustizia, ma non innalza muri, non frappone chiusure, non ha paura di guardare l’altro negli occhi e di riconoscere la sua dignità, le sue necessità e le sue sofferenze. Di più, la carità ha gli occhi della fede e sa vedere Gesù nel povero, nel sofferente, nel forestiero […] Oggi siamo chiamati a essere profetici; ma l’essere profeta non è senza un costo, anche elevato”.

Qui di seguito il comunicato della Duiocesi di Padova
La Chiesa di Padova in festa, oggi, sabato 18 ottobre, in occasione dell’Assemblea diocesana d’apertura dell’anno pastorale 2014-2015, che quest’anno ha celebrato anche i 25 anni di ministero episcopale in Diocesi di Padova del vescovo Antonio Mattiazzo (1989-2014).

Filo conduttore di quest’anno è il versetto della lettera di Paolo a Filemone: «Il bene che c’è tra noi» (Fm 6).

L’assemblea 2104 è stato un appuntamento “speciale e unico” in quanto si sono festeggiati i 25 anni di ministero episcopale del vescovo Antonio Mattiazzo nella Chiesa di Padova (1989-2014). Per l’occasione erano presenti anche i rappresentanti delle altre chiese cristiane (ortodossa romena, valdese e anglicana) ed è stato letto un saluto inviato dal patriarca Daniel della chiesa ortodossa di Romania.
La data ufficiale dell’ingresso in Diocesi del vescovo Antonio è il 17 settembre, ma le celebrazioni sono state posticipate all’Assemblea diocesana, momento in cui i rappresentanti delle parrocchie, delle unità pastorali e dei vicariati e tutte le altre componenti della Chiesa locale (religiosi, aggregazioni laicali, associazioni ecc.) si ritrovano e si stringono attorno al proprio vescovo per avviare un nuovo anno pastorale.

Ad aprire l’incontro è stato il vicepresidente del Consiglio pastorale diocesano, Stefano Bertin, che dopo aver brevemente tracciato il tema dell’anno pastorale – «Il bene che c’è tra noi», ha detto: «Molti sono i motivi per ringraziare il Signore, ma quest’oggi li vorremmo riassumere nel festeggiare i 25 anni del padre vescovo Antonio tra noi. Non è un traguardo convenzionale, ma la cifra di un cammino di chiesa diocesana che sa cambiare per restare fedele al suo mandato, e che vuole ancora garantire il Vangelo tra le sue genti del terzo millennio. Grazie vescovo Antonio per aver guidato questo “cantiere aperto” che è la Chiesa di Padova».
Bertin, rifacendosi al tema dell’anno pastorale 2014-2015 e all’invito fatto alle comunità cristiane di impegnarsi nell’evidenziare e riconoscere «il bene che c’è» ha sottolineato come questo bene chieda «di essere narrato in modo polifonico»; è un bene «da accogliere nella sua interezza», ma è anche «un bene che ci chiede responsabilità, capacità di allargare lo sguardo […] E oggi in particolare, dopo aver più volte sottolineato la crisi di senso che sottende questa lacerante crisi economica che tanta sofferenza provoca […], sentiamo la necessità di lasciarci provocare dal contesto internazionale, in particolare da ciò che sta succedendo nel vicino Oriente. Con troppa facilità ci si rassegna alla violenza fanatica e si aggira il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Uno sguardo globale che chiede di iniziare dal livello più prossimo. È decisivo come comunità cristiana collocarci nel territorio con la complessità che ci caratterizza. Impegnati ad ascoltare e interpretare i “segni dei tempi” che sono dono e chiamata di Dio e ridestano la nostra responsabilità ad annunciare il Vangelo».
Da parte sua il vescovo Antonio, ringraziando i presenti per la partecipazione all’Assemblea diocesana, ha commentato: «Guardando ai trascorsi 25 anni – senza la pretesa di stilare un bilancio – il giudizio del resto spetta solo a Dio, e spero sia di misericordia – il mio sentimento è di un profondo ringraziamento a Dio […] Da questa Chiesa, da tutti voi, ho ricevuto un bene immenso. Non c’è vescovo senza la comunità e la collaborazione di tutti i suoi componenti […] Ringrazio, quindi, tutti voi e tutti i fedeli della Diocesi che quotidianamente mi hanno sostenuto con la preghiera. Ringrazio, in particolare, i miei più stretti collaboratori degli uffici diocesani, i Consigli di comunione per il loro servizio competente e corresponsabile. Guardando avanti, scorgo il traguardo conclusivo per portare a termine la corsa e il servizio che il Signore mi ha affidato (cf. At. 20,24). Come san Paolo, spero, con il vostro aiuto, di conservare la fede e di continuare a combattere la buona battaglia del Vangelo (cf. 2Tm 4,7)».
Nel suo discorso il vescovo Antonio ha sottolineato la coincidenza con la festa liturgica di san Luca evangelista (18 ottobre) e il particolare rapporto che lega la Chiesa di Padova con quella di Antiochia; si è quindi soffermato su alcuni eventi che toccano la Chiesa universale in questo periodo (il sinodo straordinario sulla famiglia, la beatificazione di papa Paolo VI) e altri che si prospettano (l’anno dedicato alla vita consacrata); infine ha ricordato che l’impegno missionario è connaturato nella vita stessa della Chiesa: «È l’amore il fuoco della missione […] Varie situazioni problematiche odierne ci provocano a riscoprire la sorgente e l’originalità della fede e della proposta cristiana. È il matrimonio e la famiglia, è il senso pieno della vita. E sono le situazioni di povertà e disagio sociale, la persistente disoccupazione, la presenza di immigrati con cultura e religione diverse, è il dramma dei profughi che fuggono dagli orrori della guerra e da condizioni di vita disumana. Riprendendo la domanda di papa Francesco a Redipuglia, non possiamo dire: “A me, che importa?”».

Per giungere a concludere che: «Il bene più prezioso che ci è affidato e che siamo chiamati a custodire, proporre e diffondere, è la carità. La carità non ignora la giustizia, ma non innalza muri, non frappone chiusure, non ha paura di guardare l’altro negli occhi e di riconoscere la sua dignità, le sue necessità e le sue sofferenze. Di più, la carità ha gli occhi della fede e sa vedere Gesù nel povero, nel sofferente, nel forestiero […] Oggi siamo chiamati a essere profetici; ma l’essere profeta non è senza un costo, anche elevato».
Nel pomeriggio il vescovo Antonio alle ore 18 in basilica di Santa Giustina presiederà la concelebrazione eucaristica in occasione della festa di San Luca evangelista. Infine in serata, alle ore 21, in basilica Cattedrale, presenzierà al concerto del coro e dell’orchestra del Conservatorio Pollini di Padova.
Sul sito della Diocesi di Padova, all’indirizzo www.diocesipadova.it, saranno a breve disponibili i materiali relativi all’assemblea, comprese le quattro testimonianze (comunità cristiane, profughi, carcere e giovani) che sono state lette in assemblea a corollario del percorso della Chiesa di Padova per tracciare e narrare «il bene che c’è tra noi», anche nelle situazioni più complesse, e per allargare lo sguardo alle nuove generazioni.
Mentre sul sito di www.bluradioveneto.it sarà disponibile la registrazione dell’intera mattinata.