Lorenza Toson intervista Giulio Mozzi autore di “Sono l’ultimo a scendere (ed altre storie credibili)”

 

Lorenza Toson, giornalista amica di Padova24ore ci invia una intervista a Giulio Mozzi che riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Arriva alla Lanterna Magica di Padova con sacchi e sacchetti pieni di leccornie. In un trolley le bottiglie e i libri. E’ così che Giulio Mozzi, ha scelto di presentare a Padova “Sono l’ ultimo a scendere ( ed altre storie credibili)”, edito da Mondadori. Nessuna conferenza stampa in libreria o in uno dei locali storici della città. “No, no”, mi aveva spiegato al telefono. “Non è una presentazione ufficiale, è solo un incontro per gli amici. Tutto qui: si mangia, si beve, e racconto quello che ho scritto”.
E’ arrivato in anticipo di mezz’ora per parlare del suo lavoro. Saliamo le scale della Lanterna Magica. Giulio Mozzi indossa caldi calzettoni a righe orizzontali colorati, e sandali estivi. Accende la luce e ci troviamo in una sala, seduti. “Sono l’ultimo a scendere” è stato descritto dal Corriere della Sera Magazine come il più bel viaggio in Italia dopo quello di Piovene, oltre 50 anni fa. “Una esagerazione – si difende -, Piovene era andato a visitarsi tutta l’Italia. Io mi sono limitato a raccontare pezzi di quotidianità di un viaggiatore, di una persona che ne incrocia molte altre. Il libro è una galleria di personaggi in cui ci si imbatte per caso e con i quali, per forza di cose, bisogna rapportarsi. Ed a volte il bilancio finale di un fugace dialogo sfiora l’ assurdo, o il grottesco, se non l’ esilarante.”

Era dal 2001 che non scriveva un libro.
“E dire che non sapevo nemmeno quello che stavo facendo”, risponde. “Il libro è una selezione di storie pubblicate in Internet. Nel mio diario raccontavo episodi che non mi erano mai accaduti o magari erano avvenuti, ma con la fantasia li sconvolgevo completamente.” E sul diario di storie inventate o distorte navigavano, ogni giorno, almeno 700, 800 persone; così, per cinque anni. “Un numero considerevole, almeno per me – dice Mozzi. E’ così che nell’agosto del 2008 ho cominciato a tagliare e a dar corpo a quello che mai avrei immaginato potesse diventare un libro”.

Un libro invece accolto con gioia dalla Mondadori, che ha anche scelto la copertina. “Come mai quell’immagine? Non centra nulla con il libro”, aveva cautamente fatto osservare Mozzi. “ E’ di una fumettista medio orientale, e il suo disegno richiama l’attenzione”, gli hanno risposto. “Va bene allora”.

Di tempo ne è passato dall’ 85, da quando Giulio Mozzi lavorava nell’ ufficio stampa della Confartigianato Veneto. “Scrivevo e scrivevo – ricorda -, e molto imparavo dal mio capoufficio (Guido Lorenzon ) e se avevo un’ambizione nella vita, era quella di diventare bravo in questo mestiere, nello scrivere”. Un’ambizione coltivata giorno dopo giorno e che lo ha successivamente portato a lavorare in una nota libreria di Padova, quindi per la casa editrice Theoria prima e per la Sironi poi. Dal 2008 è consulente editoriale per l’Einaudi Stile Libero. E, proprio alla Lanterna Magica, teneva corsi di scrittura creativa.
“Scrittori si nasce o si può anche diventare?”
“Come si diventa cuochi, giardinieri, o guide alpine, sì, si può anche diventare scrittori. Il talento non basta, ci sono aspetti di carattere puramente tecnico che vanno insegnati. E’ la capacità creativa e d’immaginazione che fanno la differenza, e certamente conta anche la fortuna”.

Ed una delle più grandi fortune di Giulio Mozzi, è quella di non riuscire a staccarsi dalla sua città, Padova, quando invece il suo lavoro lo porta a Milano, Roma, nelle centrali dell’informazione, della comunicazione e dell’editoria. “Però nella mia città ci sono pietre, mattoni fondamentali per me: persone a cui sono molto affezionato e quindi farò sempre il possibile per stare a Padova, che ormai è diventata una piccola capitale ottimamente collegata con tutta l’Italia e il resto del mondo”.
“Il tempo libero come lo trascorre?”, chiedo. “ Non ne ho, lavoro 24 ore su 24 e sono fortunato a vivere come vivo”
“Il suo Amore?”
“Fatti miei”.
“Di cosa non potrebbe fare a meno Giulio Mozzi”
“Del mio Amore”, sorride.
“E di cosa potrebbe fare a meno?”
“Di tutto il resto, purché sia garantita la sussistenza”.
“Il suo peggior difetto?”
“Sono permaloso, cerco di correggermi, ma non c’è nulla da fare. Ho però un pregio per il quale spero, un lontano giorno, di essere ricordato: la mia pazienza.”

Il 4 novembre intanto uscirà un altro libro di Giulio Mozzi “Corpo morto e corpo vivo”, ed. Transeuropa. Pagine vibranti e di scottante attualità, in un’Italia dove preoccupa la mancanza di responsabilità e di logica .

Ma di questo libro, ne parleremo la prossima volta…