Massimo Bitonci vomita parole sui profughi: dategli un crocifisso. E’ affetto da licantropismo elettorale

 

Cos’è successo al sindaco che nei primissimi giorni del suo mandato lanciava la crociata dei crocifissi e pronunciava dal palco della piazza del Santo il 13 giugno parole del tipo “Ricordiamoci di mantenere sempre aperti il nostro cuore e, con esso, le porte di Padova. Solo così sapremo accogliere ogni novità positiva, da qualsiasi parte del mondo provenga. Solo così è stato possibile, per i padovani di un tempo, raccogliere la testimonianza di fede e di amore di Sant’Antonio”.
Cos’è successo al sindaco di tutti come lui si faceva dipingere sui manifesti del ballottaggio, senza nessun simbolo della Lega Nord? 

Magari Massimo Bitonci è anche una persona buona ed autenticamente religiosa quando il contesto lo richiede. E’ solo affetto da licantropismo elettorale. All’avvicinarsi del plenilunio regionale cambia natura, si trasforma. E se ne esce con crociate tipo quella per cui occorre raccogliere firme contro la presenza dei profughi in città. Clicca qui per vedere il video messaggio in cui Bitonci sferra l’offensiva del nome e cognome su un foglio di carta Pericolosissime le persone che scappano da guerra e carestie, secondo il “ragionamento” (scusate le virgolette), che per altro verrebbero fermate dalla formidabile arma della petizione, proverbiale panacea di tutti i mali. 
Su fenomeni come quello di Massimo Bitonci ha detto il suo pensiero il segretario di Stato Vaticano, il principale collaboratoee del Papa. Veneto anche lui, Monsignor Parolin proprio a Padova diceva attraverso l’Ansa “Dispiace che in una parte del Veneto ci sia questo atteggiamento di chiusura che può diventare addirittura un atteggiamento di disprezzo e intolleranza nei confronti degli altri”. Ha ragione monsignor Parolin, che guarda a ciò che avviene nella sua Regione con preoccupazione. Inizio a provare disprezzo e intolleranza anch’io. Ma non nei confronti dei profughi

Alberto Gottardo