Meno di 500 persone in piazza delle Erbe per Massimo Bitonci assieme a Matteo Salvini e Luca Zaia: che flop!

 

Una crisi di rigetto. E’ evidente dalle foto di questa sera, che Padova rifiuta anche fisicamente l’ex sindaco di Cittadella, insediatosi a palazzo Moroni come un podestà e cacciato da 17 consiglieri comunali, che hanno deciso lo scorso 11 novembre di dimettersi piuttosto che continuare nello strazio di avere a che fare con un sindaco così.
“E’ un compotto, sono dei traditori” ha ripetuto ossessivamente Massimo Bitonci nelle tv private che, complici generosissime dazioni di denari pubblici, hanno intervistato in ginocchio e senza contraddittorio l’ex sindaco all’indomani della cacciata. Ed invece la verità, a ben guardare com’è andata in piazza, test spesso decisivo in democrazia, appare un’altra. Semplicemente Padova dopo due anni e mezzo di ordinanze xenofobe e di inconcludenza pressochè totale, ha rigettato questo corpo estraneo. Ha detto basta, vattene. Non ti vogliamo più. Massimo Bitonci ce l’aveva messa tutta: cartelloni sei metri per tre, Matteo Salvini e Luca Zaia sullo stesso palco, ragazze a volantinare in centro storico. Ma niente. E’ arrivato in piazza delle Erbe un pubblico di 500 persone a farla grande. Mario Zwirner nella diretta di Telenuovo parlava addirittura di duemila presenti. Che uno con un cognome così pesante, figlio di un genio della matematica, non sappia contare, fa francamente un po’ tristezza. Ma oltre alla propaganda rimane l’immagine di un sindaco che si credeva un leader, un podestà o chissà cos’altro. A voler essere benevoli forniamo a Massimo Bitonci un alibi. Dica che è colpa del freddo, che sconfisse Napoleone Bonaparte, che pure era Napoleone. La colpa dei profughi e dei rom se l’è già giocata durante la scorsa campagna elettorale. Questa, a guardare dal calcio d’inizio, sarà parecchio più dura. Anche perchè comincia con un autogoal: un sindaco all’angolo, ripudiato da una città che non sa più scaldare, confinato a capo manipolo di un manipolo sempre più piccino.

Alberto Gottardo