Nuovo ospedale di Padova, tra paludi immaginarie e un fangoso habitat a est, raccontato dall’ex sindaco Ivo Rossi

 

Zaia, che nell’anno pre elettorale è stato costretto ad assecondare i diktat del suo sodale padovano, arrivando a rimangiarsi decisioni e accordi di programma già sottoscritti, è oggi alle prese con una sentenza del Tar che lo pone di fronte al bivio della trasparenza e del far apparire prevalente l’interesse pubblico rispetto a quello privato.
Di fronte a lui l’eventuale decisione se tornare sui suoi passi oppure continuare a supportare, con improbabili motivazioni, la scelta di spostare da Padova ovest a Padova est la localizzazione del nuovo ospedale. Senza contare la necessità di spostare verso altri l’azione risarcitoria per il danno generato da un cambio di rotta che è sempre apparsa ai più immotivata o figlia di logiche fino a qualche settimana fa oscure. In più, alla luce di quanto emerso nelle ultime settimane, ha di fronte la necessità di allontanare da sé anche il solo sospetto che questa scelta, così testardamente perseguita da parte del sindaco di Padova, possa essere maturata da parallele convergenze di interessi, resi di pubblico dominio dalla nota integrativa al bilancio di esercizio, chiuso il 30.6.2014 dalla BPD Property Development – srl che recita: “con l’accordo del 31.7.2014 Doughty Hanson ha ceduto a BPD Capital le proprie quote (70%) in San Lazzaro Properties Srl in liquidazione, società che prevede la realizzazione della stazione ad alta velocità e l’ipotesi della costruzione del nuovo ospedale di Padova”. Clicca qui per continuare a leggere l’articolo