Procreazione assistita: oltre seimila coppie in Veneto provano ogni anno a diventare mamma e papà

 

Si fanno sempre meno figli e ad un’età sempre più avanzata, con i conseguenti rischi. Non a caso anche nel Veneto il ricorso alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), la procreazione medica assistita, ha subito un deciso aumento negli ultimi anni. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Iss (Istituto superiore della sanità) presentato in Parlamento e relativo alle attività del 2016. In quell’anno, infatti, nei 38 centri attivi autorizzati in Veneto sono state oltre 5000 le coppie trattate con tecniche di inseminazione artificiale rispetto alle 4.295 che nel 2013 (+16,6%) si erano rivolte ai servizi pubblici e agli ambulatori privati nella speranza di veder nascere un figlio. Si fanno sempre meno figli e ad un’età sempre più avanzata, con i conseguenti rischi. Non a caso anche nel Veneto il ricorso alla PMA, la procreazione medica assistita, ha subito un deciso aumento negli ultimi anni. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Iss (Istituto superiore della sanità) presentato in Parlamento e relativo alle attività del 2016. In quell’anno, infatti, nei 38 centri attivi autorizzati in Veneto sono state oltre 5000 le coppie trattate con tecniche di inseminazione artificiale rispetto alle 4.295 che nel 2013 (+16,6%) si erano rivolte ai servizi pubblici e agli ambulatori privati nella speranza di veder nascere un figlio. Il numero di cicli iniziati da queste coppie sono cresciuti nella stessa percentuale, passando dai 5.453 tentativi del 2013 ai 6.362 sempre del 2016. I casi andati a buon fine in Veneto, sempre secondo quanto emerge dalla relazione dell’Iss, sono passati dai 562 registrati nel 2013 ai 690 del 2016 (+22,7%). A fronte di questo aumento di richieste, tuttavia, per le coppie coinvolte crescono le difficoltà a trovare ascolto nelle strutture pubbliche. I tempi di attesa, infatti, possono dilatarsi fino a due o tre anni, come nel caso di Oderzo e i tentativi possibili sono limitati. Di conseguenza il passaggio alle strutture private diventa inevitabile per chi vuole intraprendere il percorso della PMA, una scelta che, tuttavia, trova spesso le giovani coppie impreparate sotto il profilo psicologico. Con conseguenze che, nei rapporti familiari, possono avere inattese ripercussioni e imprevedibili conseguenze.  E’ per accompagnare i futuri possibili genitori con un adeguato sostegno psicologico in tutte le fasi della PMA che l’Opv (Ordine degli psicologi del Veneto) ha avviato una campagna di sensibilizzazione, in particolare a Padova, Vicenza, Treviso e Belluno, con una serie di capillari iniziative sparse sul territorio. Nell’occasione si vuole anche ricordare la nascita, giusto 40 anni fa in Inghilterra, della prima bimba in provetta, Louise Brown.   “Cercando un figlio” è il titolo di un documentario on line, diffuso su Youtube e sul sito dell’Opv, realizzato da Nicolò Santomaso e da Nicolò Rocco. Il filmato, voluto dall’Ordine degli psicologi del Veneto, racconta il tema della procreazione medica assistita attraverso un viaggio nell’universo della maternità guidato dalle parole di tre giovani donne venete. Tre testimonianze coraggiose, intense, che evidenziano l’importanza del sostegno psicologico in tutte le fasi di questa delicata circostanza: nel prima, nel durante e nel dopo la PMA, soprattutto se l’esito finale non è stato soddisfacente. “Uno degli obiettivi che ci siamo dati come Ordine degli Psicologi del Veneto è quello di abbattere quel muro che impedisce alle persone di chiedere un sostegno – afferma Alessandro De Carlo, presidente di Opv -. Sappiamo quanto il tema della Procreazione Medicalmente Assistita impatti in maniera sempre più significativa sulla vita di tantissime coppie. Per intraprendere questo percorso la componente psicologica è fondamentale e per quanto il sostegno alle coppie sia diventato un diritto dei cittadini essendo entrato nei livelli essenziali di assistenza non sempre questo servizio è garantito pienamente. Il percorso verso la genitorialità può andare bene o male, quello che conta è che chi decide di provarci sia messo nelle condizioni migliori per farlo”. La produzione di questo documentario nasce da un progetto di Daniela De Cesario, psicologa di Padova, vincitrice della prima edizione del “Premio Innovazione in psicologia”.  Un progetto teso ad affiancare la figura dello psicologo a chi decide di intraprendere questo percorso. “Oggi l’infertilità non è più solo donna, come in passato – afferma Daniela De Cesario – perché i dati ci dicono che siamo ormai al 50 per cento. A contribuire a questo problema nel maschio sono stili di vita non corretti, inquinamento, surriscaldamento del clima che agisce sulla vitalità degli spermatozoi, molto sensibili all’aumento del calore. Come pure – conclude De Cesario – abiti troppo stretti e sintetici, il cellulare in tasca, tutti comportamenti che producono calore nel corpo”.