Si fa presto a dire ruspa: ma per cercare di capire il fenomeno dei profughi occorre accendere tutto il cervello (e forse aprire anche il cuore)

 

E’ più facile dire “ruspa” che ascoltare Stefano Allievi, sociologo dell’università inquadrare la questione dei rifugiati e dei richiedenti asilo. E’ più conveniente probabilmente fare terrorismo sulla pelle, per giunta nera, di chi arriva da zone di guerra e di fame. Ma la politica è soprattutto responsabilità e consapevolezza delle scelte di governo. E in questo spirito il Pd di Padova ha organizzato un utilissimo convegno in sala degli anziani. Partecipato, visto che in sala c’erano a occhio e croce più di cento persone, un bel po’ dato l’orario di inizio e il sabato di metà luglio. Interessante la lettura Stefano Allievi che ha paragonato la situazione italiana, con i prefetti che troppo spesso devono schivare gli sgambetti dei sindaci populisti nel fronteggiare una questione che da emergenza sarà per un gran pezzo strutturale. Dando una lettura sul piano demografico per nulla scontata, spiegando su basi scientifiche come quella che è vista come una invasione distruttrice da parte dell’opinione pubblica mentre, guardando al fenomeno nella sua complessività e dinamica potrebbe costituire una salvifica iniezione di virtalità nel continente più vecchio del mondo. Difficile riassumere in poche righe una intera mattinata di relazioni interessantissime. Darò quindi solo due o tre spunti. 
Ci sono delle sfide a livello europeo che l’Italia sta perdendo: in primis quella della competitività burocratica: “In Olanda ci mettono sei giorni a fare il primo screening – ha spiegato Allievi – in Italia gli uffici valutano sei posizioni al giorno quando va bene. In Germania i rifugiati e i richiedenti asilo hanno il permesso di lavorare entro 90 giorni ed i sindaci stanno chiedendo di accorciare questo periodo. Occorre un coinvolgimento informato dei cittadini, ovvero contrastare le balle.
Il numero di quanti profughi arrivano in Germania, paese federale, lo decide Berlino pur essendo un Paese federale”.
ùA raccontare cosa fanno i sindaci, ion mancanza di una regia regionale e, va detto, con un Governo che ha scaricato molta parte del peso di questa operazione sui prefetti, è intervenuto il sindaco di Este Giancarlo Piva
“Al posto della demagogia vorremmo che la Regione ci mettesse a disposizione delle risorse umane: sulla demagogia i problemi non si risolvono.
Un fenomeno così si puó e si deve gestire: occorrono risposte strutturali perchè non durerà solo quest’anno, continuerà. È insopportabile che queste persone rimangano un anno o due anni nel sistema dell’accoglienza”.
E una quarantina di profughi a Battaglia terme inizieranno a svolgere lavori di pubblica utilità. E’ bastato che il sindco, una persona per bene, glielo chiedesse.
“Un problema come questo se non adeguatamente governato, rischia di creare dei ghetti – ha spiegato il sindaco Momolo – A Battaglia terme abbiamo 550 extracomunitari perfettamente integrati, noi abbiamo voluto incontrare queste persone. Alcuni di questi hanno già fatto i volontari alla sagra del Paese, abbiamo chiesto la disponibilità al centinaio di ospiti di fare lavori di pubblica utilità e in 42 si sono offerti di farli. L’altra sessantina se ne andrà a giorni verso le proprie mete in giro per l’Europa. Si tratta di persone e se li tratteremo con dignità, riceveremo riconoscenza”.
Sotto la ruspa invece, solo macerie, per prime quelle del mito di “italiani brava gente”. E mentre si teneva il convegno a Padova una ventina di profughi lavoravano tra altre macerie, quelle del tornado che ha squassato Pianiga e Dolo. Le foto di quegli uomini di buona volontà, venuti da lontano, non sono comparse al momento sulle bacheche degli imprenditori della paura che su una certa xenofobia si stanno costruendo un avvenire politico.

Alberto Gottardo