Prostituzione: in giro per le strade di Padova con l’associazione Mimosa

 

padova prostitute associazione mimosaUn bicchiere di the caldo, un sorriso, un numero di telefono da chiamare in caso di necessità. E’ quello che le volontarie dell’associazione “Mimosa” di Padova distribuiscono alle donne che si vendono sulla strada ogni notte a Padova. L’altra sera su invito del vice sindaco Ivo Rossi ho fatto un giro sulla vecchia Fiat che i volontari dell’associazione usano per andare a controllare cosa succede sulle strade del sesso a pagamento padovano. In tutto Barbara e Jessica hanno salutato una ventina di ragazze, quasi tutte giovanissime provenienti dall’Europa dell’est. Al volante dell’auto Antonio. Tutti e tre conoscono per nome e cognome le giovani che non hanno trovato di meglio in Italia di un pezzo di marciapiede dove stare in attesa dei clienti. Di queste ragazze le volontarie dell’associazione conoscono la storia, le paure e i pochi sogni che sono rimasti a chi da dieci e più anni si vende. In auto le ragazze hanno raccontato il fenomeno della prostituzione a Ivo Rossi, il lavoro degli uomini della squadra mobile, il disagio dei residenti dell’Arcella che si trovano sporcizia sotto casa e un via vai continuo fino a tarda notte. Perchè i clienti non mancano. Come nel caso della droga, i clienti siamo noi. “Non esiste un cliente tipo – spiega Antonio al volante – credo che sia anche difficile fare stime, ma se calcoliamo che le prostitute, solo quelle in strada a Padova sono un centinaio e che hanno molti clienti ogni notte, capiamo che il fenomeno è enorme”. Soluzioni? Il Comune ha risposto da qualche anno con una ordinanza che multa i clienti, nel giro che abbiamo fatto tra l’Arcella e la zona stadio abbiamo incrociato una pattuglia della polizia municipale che poco dopo via Po ha fermato una berlina per fare la multa. I volontari della Mimosa ipotizzano che come succede a Vicenza, venga individuata una zona “protetta” magari in zona industriale. La politica forse saprà trovare una risposta, che sarà inevitabilmente quella dello spostare il problema da un punto ad un altro della città. La causa del fenomeno è dentro di noi. e lì non arriva nessuna ordinanza a bloccarla.

 

Alberto Gottardo