“Ci licenziano perchè siamo neri”. Quando il razzismo è verso i padovani è ancora più odioso

 

C’è qualcosa di odioso in quel “ci licenziano perchè siamo neri” (clicca qui per leggere l’articolo). Pensare di essere licenziati perchè si viene dall’Africa e non perchè non si è fatto bene il proprio lavoro e perchè è in atto la peggiore crisi degli ultimi 100 anni è razzista nei confronti della città che ospita i lavoratori africani, ed anche troppo facilmente autoconsolatorio. E’ un insulto alla civiltà di Padova e dei padovani. Una furberia quella sì davvero razzista, perchè parte dal presupposto “sono africano, devi aiutarmi, che io lavori o no, che io produca o no”. Ed invece non è più così, se mai lo è stato. Fa bene ad incazzarsi il responsabile del settore raccolta rifiuti Walter Nicoletto: Aps è un’azienda che da da lavorare a persone di molte nazionalità, ad una condizione: che muovano il culo e le mani, lavorando. E quei quattro netturbini africani, per quanto simpaticissimi, secondo l’azienda di cui tutti i padovani sono azionisti, non erano abbastanza efficienti nel tenere pulito il salotto di Padova. Aps risparmierà 140 mila euro l’anno, facendo lavorare dipendenti interni all’azienda. I quattro netturbini avranno la cassa integrazione: loro non lo sanno, perchè forse nessuno dei sindacalisti dell’Adl Cobas gliel’ha spiegato, ma sono dei privilegiati. Due lavoratori giovani su tre la cassa integrazione non ce l’avranno se verranno licenziati nei prossimi mesi, e si troveranno nel conto Inps briciole di contributi. “Non riesco a mantenere i miei cinque figli” dice uno dei nigeriani licenziati. Non ce la fa non perchè è nero, o perchè fa lo spazzino. Non ce la farei nemmeno io che faccio il giornalista a mantenere 5 figli. Ce l’hanno fatta i miei genitori perchè erano degli eroi e perchè il potere di acquisto di uno stipendio negli anni ’80 e ’90 era il doppio di quello di adesso. E questo non è più o meno ingiusto perchè loro sono italiani e questi sono africani o vice versa. In un mondo come il nostro parlare di noi e loro come insiemi indipendenti e disgiunti la trovo una cosa antistorica ed anche questa offensiva nei confronti della civiltà. Ma se la situazione è dura, deve essere dura per tutti. E se si deve premiare qualcuno, lo si deve fare sulla base della voglia di lavorare, di dare un contributo alla cresita della nostra società. Guardare prima se è nero o bianco sarebbe odioso razzismo, o ancora peggio, odiosa strumentalizzazione del rimorso di essere stati razzisti.

Alberto Gottardo