Quanto è difficile fare il giornalista quando la cronaca ti tocca da vicino

 

Sono ormai tre anni che lavoro a radio Genius. Tutte le mattine dalle 7.35 alle 9 sono in diretta in radio. Mi sento uno di “famiglia”. E dover scrivere di nuovo oggi di Sandro Righetto, arrestato dalla squadra mobile ad agosto, mi ha dato un dolore e fatto sorgere di nuovo mille dubbi nella testa. Perchè Sandro Righetto è un mio amico, e pensarlo in carcere mi rende triste. Dal 10 di agosto, giorno in cui l’hanno arrestato gli uomini della squadra mobile di Padova a Mestre per me sono cambiate molte cose: mi sono sposato con mia moglie abbiamo fatto molti progetto. In questi mesi ho avuto gioie e soddisfazioni ben più numerose di ansie ed incazzature. Ho vissuto, ho gioito, ci sono state cose che mi hanno fatto commuovere, ho conosciuto persone nuove ed interessanti. Insomma ho vissuto una vita piena. Sandro Righetto invece si sveglia e si addormenta in carcere, con le sbarre alle finestre e compagni di stanza che non può scegliersi. E’ accusato di essere stato a capo di una organizzazione che importava droga dalla Spagna, di essere in contatto con un trafficante colombiano a Madrid. Ad accusarlo è Marco Calì con i suoi uomini. Anche Marco Calì come Sandro Righetto è un mio amico. Lo conosco da sette anni, lo incontro quasi ogni giorno per lavoro. Lo stimo, di lui mi fido, so che è una persona seria. Chi ha ragione tra l’accusa e la difesa lo stabilirà il giudice. Io rimango confuso ed addolorato. Perchè Sandro io l’ho conosciuto come uno che lavora, tante volte ci salutavamo, d’estate e d’inverno quando io arrivavo in radio alle 7 di mattina e lui era già sul camion carico di parabole e trasmettitori pronto a partire per andare ad arrampicarsi sui tralicci in montagna. Un lavoro duro il suo, che però so, perchè me lo raccontava con gli occhi azzurri che si illuminavano spalancati, che gli piaceva. E pensarlo adesso dentro ad una cella mi dà tanta angoscia.
Qualcuno, non so quanto malignamente o quanto solo per stupidità, mi ha chiesto oggi: “Domani vai in radio?”. Certo che ci vado. Perchè l’errore di Sandro, ammesso che l’abbia compiuto (ed io spero sino all’ultimo che non sia così) rimane una sua faccenda privata. Che però effettivamente mi coinvolge, perchè Sandro Righetto è un mio amico, e se qualcuno lo va a trovare e legge queste righe, la prossima volta che lo va a trovare lo può abbracciare anche da parte mia.

Alberto Gottardo