Sagre: l’AppePadova lancia l’allarme contro ifurbetti della grigliata

 

«Che la presenza di tante sagre e feste paesane creasse forti perplessità ai ristoratori, era cosa nota. Evidentemente, però, ci troviamo di fronte a un punto di rottura: o si cambia, oppure gli esercenti sono pronti a manifestazioni di protesta».
Non usa certo mezzi termini Angelo Luni, il Segretario dell’APPE, l’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi, “reduce” dall’incontro di ieri, giovedì 14 luglio, con tanti ristoratori dei Colli Euganei sull’argomento “sagre”.
«Abbiamo convocato questo incontro – prosegue Luni – per fare il punto della situazione, capire come viene vissuta dagli esercenti e cercare possibili soluzioni. La presenza dei numerosissimi ristoratori è testimone che il problema è serio e scatena la rabbia degli imprenditori del settore dei pubblici esercizi».

L’APPE si fa portavoce delle segnalazioni dei propri associati, che lamentano la continua proposta di sagre, feste, fiere, che si alternano continuamente anche nello stesso comune.
«Prendiamo ad esempio il Comune di Rovolon – interviene Luni – a maggio la festa dei bigoli e la festa dei fiori, a giugno la festa del pane, la festa dello sport e la festa del pesce, la sagra di San Giovanni e la festa della trachite, a luglio la festa della birra, ad agosto la festa della Madonna della neve, e sicuramente avrò dimenticato qualcosa. Inutile specificare che ognuna di queste feste prevede almeno uno stand gastronomico, che diventa l’attrattiva principale della sagra».
Quindi i ristoratori sono preoccupati dalla concorrenza delle sagre?

«Se fosse una concorrenza alla pari – risponde Luni – non ci sarebbe alcuna preoccupazione. Il problema sorge perché la somministrazione di alimenti e bevande, svolta all’interno di queste sagre, spesso non si sa da chi sia gestita, dura anche decine e decine di giorni, non si sa se vengano rispettate le norme amministrative, sanitarie, fiscali, del lavoro, sulla sicurezza, sulla tutela dell’ordine pubblico, sulla vendita di alcolici e su tanti altri aspetti e, infine, non si sa dove vadano a finire gli incassi di migliaia di consumazioni».
«Tengo a precisare – prosegue Luni – che gli esercenti non sono contrari alle “vere” sagre, vale a dire quelle storiche, organizzate dalla Parrocchia o dalla Proloco in modo serio, con finalità ben definite e di durata di solito di tre o quattro giorni».

Quali sono le possibili soluzioni al problema?
«Abbiamo già avvitato un colloquio con l’Unione provinciale delle Proloco, con la quale contiamo di poter dare vita a un “disciplinare” per definire quali sono le “vere” sagre, che meritano tutela e promozione e alle quali gli esercenti sono pronti a collaborare. Proseguiremo anche i contatti, già avviati, con la Regione Veneto, visto che il problema non riguarda solo i Colli Euganei, né la Provincia di Padova, ma è diffuso in tutta la Regione».
Gli esercenti sottolineano anche che le loro proteste contro la concorrenza sleale delle sagre non sono a difesa di interessi di categoria: parecchi fanno sapere che, stante così la situazione, entro pochi mesi saranno costretti a licenziare i loro dipendenti per carenza di lavoro.

«Quando c’è in crisi un’azienda – conferma Luni – con possibilità di perdita di posti di lavoro, giustamente intervengono i sindacati e gli enti pubblici per cercare di trovare una soluzione; quando invece ad essere a rischio è un’intera categoria, tra l’altro a forte intensità di lavoro, nessuno sembra preoccuparsi. Ricordo che solo i ristoranti e trattorie danno lavoro, nella nostra provincia, ad oltre 5.000 dipendenti. Per questo chiediamo che gli enti preposti svolgano i loro controlli, per garantire una concorrenza sana e lo svolgimento di sagre e feste nel rispetto delle normative».