Si fa presto a dire terrone, Massimo Bitonci merita comprensione

 

Non sparate su Massimo Bitonci. Non chiedetegli di scusarsi con il consigliere comunale di origini cosentine Antonio Foresta, apostrofato ieri nell’aula di palazzo Moroni con un termine spregiativo “terrone” che ai più giovani forse suonerà quasi sconosciuto. Non si può imputare al sindaco di Padova una responsabilità oggettiva per aver pronunciato una frase tragicomica del tipo “vai via terrone”, che suona un po’ come un “torna a casa tua”. E’ semplicemente la forza d’inerzia di più di un anno di proclami, ordinanze e frasi al limite del razzismo, sicuramente nell’alveo dell’intolleranza. Ed allora era inevitabile che il sindaco di tutti (si proclamava così in campagna elettorale) prima o poi non ce la facesse più a tenere a bada il leghista duro e puro che c’è in lui. 
Quel “terrone” dà l’idea di quanto abbia sofferto il sindaco a comportarsi per bene in campagna elettorale, a dire che Padova deve essere una città aperta ed accogliente, quando parlò per la prima volta alla città da primo cittadino a pochi metri dalle spoglie mortali di Sant’Antonio. Quanto sarà stato difficile per il sindaco anti negritudine, dire che la sua sarebbe stata una Giunta francescana? Ed allora lasciatelo stare dopo tante sofferenze, se se ne esce con un “terrone” ruggito o ruttato in faccia a uno che quel sindaco ha contribuito ad eleggerlo. Lui è fatto così, ed adesso ha iniziato a manifestarsi. Ha a disposizione altri quattro anni per manifestarsi compiutamente. Se gli Antonio Foresta ed i Massimiliano Pellizzari in città saranno di nuovo la maggioranza, gli anni saranno addirittura nove. Volete che un sindaco così passi un periodo così lungo nella camicia di forza del politically correct? Chissà quanto manca alla nuova puntata, quella dello “sporco negro”. Altro che “basta con la negritudine”.  Vedi il video messaggio del consigliere comunale Antonio Foresta

Alberto Gottardo