Sopravvivere al suicidio: giovedì 18 gennaio il professore De Leo presenta la seconda edizione di “Un’altra vita”

 

Il professore Diego De Leo ripropone, a distanza di alcuni anni dalla fortunata prima edizione, una seconda uscita del suo libro “Un’altra vita. Viaggio straordinario nella mente di un suicida”.
Una riedizione che aggiunge importante materiale alla prima mappatura, compiuta dal Professore grazie al suo particolare punto di osservazione – umano e professionale – percorrendo quei cupi e misteriosi territori dell’anima per approdare, comunque e sempre, in un luogo di luce, di amore e speranza.
La presentazione del libro si terrà alla libreria La Feltrinelli di Padova, giovedì 18 gennaio alle ore 18. Ad intervistare De Leo sarà la giornalista Antonella Prigioni.
In questo libro, di facile e coinvolgente lettura, sono proposti vari esempi appartenenti a due distinte casistiche che ruotano attorno al suicidio e che hanno come protagonisti i “sopravvissuti”.
Da una parte c’è chi ha varcato la soglia progettando una fine che poi non si è fortunatamente compiuta; dall’altra i racconti di chi invece ha subito la perdita di un proprio caro che ha deciso in qualche modo di voler varcare definitivamente quella soglia.
Sopravvivere, in entrambi i casi si rivela complesso.
Chi si trova davanti l’irrimediabile scelta di un proprio caro molto spesso sprofonda nel dolore, talvolta aggravato dallo stigma. Per questo i sopravvissuti hanno massimamente bisogno di aiuto. In questo senso il Professore da anni con la moglie Cristina lavora alla Fondazione Onlus De Leo Fund che mette gratuitamente al servizio di chi ha bisogno l’esperienza del Professore e quella del suo staff di professionisti.
A volte, purtroppo, anche chiedere aiuto risulta difficile. Eppure è il passo, l’unico, non solo verso l’elaborazione del lutto ma verso la propria salvezza.
Perché solo condividendo il dolore si riesce a trasformarlo. E nella trasformazione del dolore si scopre la bellezza della vita, si capisce perché sia fondamentale prendersene cura.
Comprensione alla quale arrivano tutti i protagonisti che ruotano attorno a quel finale senza tragico esito, ovvero tutti quelli che, decisi a compiere il passo senza ritorno, si trovano invece miracolosamente graziati da questa tragica scelta.
Chi sopravvive e si salva in molti casi porta con sé gravi danni, fisici, psichici. Sono gli stessi sopravvissuti che ce lo raccontano. Il professor Diego De Leo ha svolto la sua attività tra l’Italia e l’Australia e seppure i racconti e le ambientazioni siano differenti, si coglie nettissima nei sopravvissuti alla tragica scelta iniziale la sensazione di “grazia” che provano per essere ancora. “vivi”.
Quello che li aveva condotti fino al baratro risulta ora, che alla tragedia sono scampati, come una piccola cosa rispetto al dono grande della vita.
Il lettore che legge questi racconti si commuove e sente forte la difficoltà del vivere, a volte reale e contingente data da situazioni economiche terribili, a volte solo psichica, per pesi, colpe che non si riescono a portare, di queste persone che in un momento delicato della loro vita credono che farla finita sia la cosa migliore.
Ma il lettore si commuove soprattutto perché da questi racconti le voci dei protagonisti da buie si fanno sempre più luminose e illuminanti.
Perché l’amore è inesauribile ed è ancora più potente se nasce dalle macerie. Se sorge dalle ferite.
Questo libro è uno spaccato inedito su temi che ancora faticano ad essere trattati con competenza dalla stampa e con lucidità e senza stigmi.
Diego De Leo ha il pregio di offrirci una lettura meta analitica, prossima all’antropologia. Non solo per l’approccio competente e anche per il linguaggio assolutamente contemporaneo con cui tratta le storie che ha incontrato professionalmente, ma anche per il valore di rara testimonianza di una narrazione che oltrepassa il lutto per riconsegnare gli uomini alla vita.
Perché dal buio si esce. Leggendo questo libro il lettore infatti scoprirà come anche la più inimmaginabile sofferenza possa trasformarsi in esperienza d’amore. E che c’è sempre un’altra vita.
Perché la è la vita che trionfa, sempre.