Torreglia sotto le stelle a Villa Vescovi: ovvero un buon motivo per essere orgogliosi dell’Italia

 

Ai piedi dei colli Euganei c’è una piccola Silicon valley della ristorazione. E’ Torreglia. Un piccolo paesino con 32 ristoranti. Una concentrazione di talento, un crogiuolo del made in Italy dietro ai fornelli. Perchè di questi 32 almeno una buona dozzina sono ristoranti di assoluta qualità. E sono quelli che hanno dato vita ad un mercoledì da leoni con l’iniziativa delle Tavole Tauriliane a Villa Vescovi, altro scrigno di bellezza che meriterebbe un articolo a parte. Ma della bellezza architettonica di questo gioiello rinato grazie alla famiglia Olcese ed all’impegno del Fai parleremo un’altra volta.
Quello che voglio raccontare è la magia di una sera che credo ricorderò per anni come esempio di ciò che l’Italia può offrire. Una villa fantastica, un paesaggio grazie a Dio ancora gradevole tutto intorno. E tredici proposte gastronomiche e sei vinicole da rimanere sbalorditi. Poteva essere una sagra come se ne fanno tante in giro. ma Torreglia non è in giro, è un luogo dove la ristorazione di qualità viene praticata quasi come una religione da quel satiro sorridente che è Fabio Legnaro, paròn di Ballotta, dove Serafino Baù e tutta la sua famiglia hanno fatto scuola a San Daniele a furia di riscoprire presìdi slow food del territorio (tipo il petto d’oca in onto di questa sera). Poi c’è Giuliano Lionello che ti sorprende portando un piatto di carpaccio di Seitan su un letto di misticanza e frutta. E c’erano i vini di Cà Lustra curati da quell’autentico genio del tralcio che è il professor Zanovello. Erano 13 gli stand. Non so se esserne orgoglioso o farmi schifo, ma sono riuscito a fare tutte e tredici le tappe. E su tredici proposte almeno 10 erano vicine all’eccellenza. Difficile dire quale sia stata l’offerta gastronomica migliore. Azzardo un primo posto, ma giusto di un pelo, per il rotolo di faraona al tartufo nero e sformato di polenta ai funghi. Proposto dall’antica trattoria da Taparo (nella foto il loro stand). De-li-zio-so. Appena sotto ma sicuramente sul podio a parte le proposte dell’oca in onto dell’enoteca San Daniele di Serafino, signora e figli che stan crescendo bene, ci metto i gnocchetti di melanzane padellati con filetti di pomodoro, basilico e crema di burrata, proposti dalla trattoria La Tavolozza, in un testa a testa con il rotolino di bufalino del Delta farcito con burrata profumata al basilico del ristorante rifugio Monte Rua. Piatti semplici, ingredienti sceltissimi, e vino di altissimo livello. I complimenti a Enrico Panzarasa, che assieme ai ristoratori di Torreglia ha dato vita a questo evento che fa il paio con la ormai mitica notte bianca e rossa, li ho fatti col cuore, col fegato e con tutto il resto che ballava all’unisono dentro di me. 
Ci sono sere in cui riacquisti fiducia nel nostro Paese: in anni in cui c’è chi ha mollato tutto per andare a delocalizzare all’estero, altri si sono buttati nella bolla dell’edilizia, c’è chi ha creduto nelle cose vere, producendo il meglio della terra veneta come Zanovello e i tanti agricoltori che hanno mantenuto eccellente la produzione di ingredienti buoni che diventano prelibatezze grazie allo studio ed alla passione di una generazione di cuochi e ristoratori che ha portato la cucina padovana, un tempo cenerentola rispetto a quella tevigiana e veneziana, a competere da pari a pari con i grandi stellati. E la punta di diamante di questo movimento che è anche cultura e grande turismo che con le terme sta facendo risorgere un intero comprensorio, è torreglia. Perchè se esiste un gruppo di ristoratori che richiama in Villa centinaia di persone, e se senti un tedesco che dice “wunderbar”, guardandoti mezzo ubriaco e mezzo invidioso di tanta bellezza e tanta pienezza di gusto, allora possiamo ancora essere un Paese che ha un posto nel mondo. La prossima volta che vi chiedono “dove si mangia bene da queste parti?”. Si può rispondere: a Torreglia, in uno dei ristoranti tra San Daniele, il Pirio, Villa Vescovi, un triangolo dove perdersi davvero volentieri.

Alberto Gottardo