Turismo a Padova. Confersercenti Padova e Vicenza analizza le differenze tra quantità e qualità

 

altTroppi turisti o troppo pochi, possiamo ridurre il dibattito solo ai numeri?
“Assolutamente no” esordisce Claudia Baldin, responsabile Assoturismo Confesercenti Padova e Vicenza. “E’ necessario affrontare il turismo in un’ottica d’insieme e in tal senso prendere delle decisioni importanti e strategiche per lo sviluppo delle nostre città’, soprattutto in territori che si sono riconosciuti come destinazioni turistiche”.

Se infatti da un lato bisogna vigilare per garantire la qualità e sicurezza del soggiorno per il turista e per tutelare gli operatori turistici in regola, dall’altro non dimentichiamo che alcune zone o aree di città e borghi, si stanno svuotando di residenti. Locare ai turisti per brevi periodi infatti si è rivelato più redditizio dei consueti affitti.
“Questo fenomeno tra le altre cose crea un cambiamento nel tessuto commerciale fatto spesso di piccole imprese e negozi di vicinato, senza contare che senza residenti manca il genius loci della destinazione” prosegue la Baldin .
Chi vive e lavora stabilmente in una città porta un valore importante che è sentito come tale anche dal turista: un luogo “vero”, reale, non uno stereotipato e quindi facilmente duplicabile. Questo elemento risulta molto apprezzato dal turista di qualità, che dimostra anche una capacita’ di spesa più elevata e quindi interessante per una destinazione per esempio come Padova.

La questione quindi non può essere solo quella della legalità, che resta un tassello imprescindibile per la qualità e l’immagine della destinazione, assieme al concetto di sicurezza.
“Ben venga infatti il codice identificativo per le locazioni turistiche di prossima attuazione, ma il problema ci appare più complesso, va governato e non vissuto passivamente o addirittura non considerato” continua la Baldin.
Ci sono già varie località che agiscono in tal senso come Parigi, dove un proprietario può affittare una casa in cui risulta residente al massimo per 120 giorni all’anno. Anche qui come ormai tra poco da noi, c’è un codice identificativo che consente anche agli enti comunali di effettuare alcuni controlli. Ma anche ad Amsterdam in cui da quest’anno gli host non potranno affittare per più di trenta giorni ed è proibita in quartieri a vocazione residenziale. Infine guardiamo con attenzione anche a Bologna, una città universitaria come la nostra, in cui ci sono 2000 alloggi in meno per studenti fuori sede, anche in questo caso destinati ai turisti e più facili incassi.
Dobbiamo porci ora il problema, attuare delle precise politiche strategiche per decidere che turismo sia adatto per ogni singola realtà, prima che sia ormai troppo tardi.