Vent’anni fa il furto del mento del Santo: tutta la storia sul Messaggero di Sant’Antonio

 

Nello Speciale, contenuto nel numero di ottobre, l’intervista esclusiva a Felice Maniero, ex capo della mala del Brenta, rilasciata per «poter riparare ,anche solo per la miliardesima parte, al grande dispiacere provocato ai fedeli».
IL FATTO. Padova, 10 ottobre 1991, ore 18.20. Tre banditi, armati e coperti da passamontagna, entrano nella Basilica di sant’Antonio e rubano il Mento del Santo. Alcuni fedeli e una guardia vengono immobilizzati sotto la minaccia delle armi. I malviventi fuggono poi a bordo di un’auto guidata da un quarto complice. La Reliquia viene ritrovata settantuno giorni dopo, il 20 dicembre 1991, «ufficialmente» a Roma, vicino all’aeroporto di Fiumicino.

IL DOSSIER. A vent’anni dal furto del Mento di sant’Antonio, messo in atto dalla mala del Brenta, il Messaggero di sant’Antonio, dedica, nel numero di ottobre, un ampio e dettagliato dossier curato da Nicoletta Masetto, con i contributi di Giulia Cananzi, Sabina Fadel, Alessandro Bettero, Alberto Friso, Luisa Santinello e Cinzia Agostini.
Ne risulta una testimonianza unica ed esclusiva, con articoli e interventi dell’epoca, ma anche con episodi inediti e nuovi tasselli della vicenda, mai trattata nella sua totalità e nel contesto in cui è avvenuta.

FELICE MANIERO. La verità su autori, mandanti e sul perché di una rapina giudicata da subito anomala, verrà a galla molto tempo dopo. La firma, inattesa, è quella della mala del Brenta. Mandante, il boss della mala, Felice Maniero. Lo scopo: estorsione. La Reliquia, infatti, viene usata come oggetto di scambio con l’intenzione di costringere lo Stato a scendere a patti. Maniero vuole la liberazione del cugino Giulio e la revoca della misura di sorveglianza a suo carico. Lo conferma lo stesso boss, Felice Maniero, nell’intervista esclusiva che ha voluto rilasciare al Messaggero di sant’Antonio. Un’esclusiva determinata dal desiderio di «Poter riparare, anche solo per la miliardesima parte, al dispiacere che ho provocato ai fedeli». Nella sua ricostruzione, Maniero rivela alcuni particolari inediti. Tra questi: «Io avevo ordinato di prendere la Lingua di sant’Antonio, molto più “sostanziale” per lo scambio – racconta l’ex boss della mala del Brenta –. Invece, quegli zucconi mi arrivarono con il Mento. A loro non dissi nulla. Dentro di me, però, feci questo pensiero: per prendere la Reliquia sbagliata, di sicuro devono aver ritenuto, come tutti noi, che la lingua fosse dentro la bocca. Negli intenti, e poi nei fatti, quell’azione ebbe il risalto e l’eco voluti».

PROTAGONISTI ED ESPERTI
. Lo speciale di 18 pagine (pubblicato dal mensile diffuso in oltre 160 Paesi del mondo, 9 edizioni, 8 lingue) raccoglie le voci dei testimoni, come i frati della Basilica che vissero l’evento in prima persona e la guardia tenuta in ostaggio. Ma anche del magistrato Francesco Saverio Pavone, impegnato insieme con altri colleghi a sgominare la mala del Brenta; Graziana Campanato, presidente del primo «maxiprocesso» contro la banda Maniero. E ancora: Ilvo Diamanti, docente di Scienza e comunicazione all’Università di Urbino e tra i massimi studiosi del Nordest; Carlo Lucarelli, scrittore e giornalista, noto esperto di cronaca nera. (n.d.r. in allegato, alcuni virgolettati degli intervistati).

IL DIRETTORE UGO SARTORIO. «Nessuno, in modo chiaro e lineare, soprattutto documentato e sistematico – spiega Ugo Sartorio, direttore del Messaggero di sant’Antonio – si è mai impegnato a ricostruire una vicenda che ha dello strano, del paradossale, ma che ha suscitato curiosità e attenzione mediatica attirando sulla città di Padova e sulla Basilica i riflettori del mondo. In questo nutrito dossier, che dissipa ogni ombra (o quasi), siamo andati alla fonte, ascoltando i protagonisti dei fatti e lasciando parlare gli esperti. Una pagina di cronaca nera che ha come protagonista il nostro Santo ci aiuta così a rileggere un pezzo di storia della nostra Italia».