Economia padovana e veneta a rischio “contraccolpi” dopo lo scandalo sui trucchi che ha travolto il gruppo Volkswagen

 

Lo scandalo Volkswagen rischia di toccare da vicino anche le nostre aziende. Lo evidenza Confapi Padova, Associazione delle piccole e medie industrie del territorio, partendo dai numeri legati alle imprese attive nel settore della subfornitura meccanica nella provincia. «Sarebbe facile liquidare il tutto facendo dell’ironia sull’arroganza della Germania, sempre pronta a dare lezioni agli altri e poi incappata in un “caso” dalle dimensioni enormi, che mette in dubbio la credibilità e la reputazione di un colosso mondiale del livello della Volkswagen. In realtà, però, non possiamo affrontare quanto emerso con la minima leggerezza, perché la questione non riguarda solo il tracollo finanziario in Borsa del gruppo tedesco ma anche le aziende della subfornitura meccanica che lavorano con l’estero e quindi anche le nostre aziende, che hanno in Germania un mercato di sbocco importante per il proprio export. Parliamo di un settore che, per quanto riguarda le imprese padovane, solo nell’ultimo semestre è arrivato a esportare per oltre 550 milioni di euro tra parti e accessori per autoveicoli e componenti utilizzati nella produzione industriale» sottolinea Carlo Valerio, presidente dell’Associazione.

Come noto, la vicenda riguarda al momento le 482 mila vetture dei modelli Passat, Jetta, Maggiolino e Audi A3 equipaggiate con i moderni turbodiesel made in Germany per le quali, secondo l’Epa, l’agenzia per l’Ambiente di Washington, e la Carb (autorità californiana per l’inquinamento) sarebbero deliberatamente state messe in atto pratiche per ingannare i consumatori americani e creare gravi problemi alla salute di tutti i cittadini. Il gigante tedesco avrebbe realizzato un software per “aggirare” le procedure di controllo delle emissioni su cui si puntava per la diffusione del motore a gasolio. E lo scandalo potrebbe allargarsi anche al mercato europeo.

Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha ricavato alcuni dati, utili ad affrontare la questione, partendo da quanto messo a disposizione dalla Camera di Commercio nell’ultimo rapporto sulla dinamica dell’export in provincia. Nel primo semestre del 2015 l’export padovano, per quanto riguarda esclusivamente il settore della componentistica per le automobili (parti e accessori per autoveicoli) ha toccato i 96 milioni e 191 mila euro, ma, se a questa cifra aggiungiamo anche le esportazioni per i componenti utilizzati per la produzione nei vari settori industriali, nello stesso lasso di tempo si arrivano a toccare i 463 milioni e 519 mila euro. Proprio la Germania è la nazione in cui le aziende padovane maggiormente esportano: da gennaio a giugno l’export padovano verso quel paese ha superato i 605 milioni e 271 mila euro, circa 150 milioni in più rispetto alla Francia, seconda in questa “classifica”, e più del doppio rispetto agli Stati Uniti, al terzo posto.

Ma a far suonare l’allarme provvedono anche altri numeri, legati all’intero settore dell’Automotive italiana nel contesto europeo. I dati presentati dall’Anfia, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, attestano la presenza di un milione e 200 mila persone impegnate in Italia, direttamente o indirettamente, nella filiera produttiva, tali da generare entrate fiscali per 72,7 miliardi di euro, pari al 17% del gettito fiscale nazionale.

«Quanto emerso solleva una serie di problemi che non sono esclusivamente legati all’etica e alle tematiche ambientali» conclude Valerio. «Parliamo della Volkswagen, non di un’azienda qualsiasi ma di uno dei principali operatori del mercato automobilistico mondiale. Le decisioni prese ad altissimi livelli manageriali si ripercuotono a cascata anche sui piccoli e piccolissimi produttori. Non possiamo che auspicare che i danni arrecati si rivelino più ridotti di quanto potrebbero essere».