Imprenditore suicida a Vigonza, strozzato dal patto di stabilità. Quando l’assassino è lo Stato

 

Strozzato dai crediti più che dai debiti. Dalla incapacità di riscuotere oltre 200mila euro di fatture emesse ma mai onorate dalle pubbliche amministrazioni per cui aveva lavorato tra Padova e Venezia. Comuni che hanno le mani legate dal patto di stabilità e che gli rinviavano le promesse di pagamento dei lavori eseguiti di mese in mese. Con dall’altra parte le banche che gli chiudevano progressivamente i rubinetti del credito, chiedendo anzi il rientro dalle linee di finanziamento aperte. Schiacciato tra questi due magli che martellavano la sua azienda Giovanni Schiavon ha deciso oggi pomeriggio di uccidersi con un colpo di pistola alla tempia. Aveva 59 anni, da 25 era il titolare della Eurocstruzioni 90 Snc di Peraga di Vigonza (foto tratta dal sito del Mattino di Padova, clicca qui per visitare il sito), ditta edile nota per la propria serietà e precisione nella realizzazione dei lavori di asfaltatura, scavi fogniari e tutte quelle opere connesse agli appalti prevalentemente pubblici su cui si basava il business dell’azienda. Un business che si è inceppato circa un anno fa, quando i pagamenti da parte dei clienti della Eurostrade 90, già in ritardo, si sono fermati. Da alcuni mesi sette dipendenti dell’azienda erano in cassa integrazione. Terminate le ultime commesse, sarebbe stato un Natale di cassa integrazione anche per gli altri, essendo finiti i soldi in cassa per pagare stipendi e tredicesime. Di fronte ad una prospettiva del genere l’imprenditore, sposato, padre di due figli, residente in una abitazione di Padova, ha deciso di farla finita. sulla scrivania della ditta un biglietto, poche righe con una frase secca e garbata: “Perdonatemi non ce la faccio più”. A trovare il corpo senza vita dell’imprenditore un dipendente. Inutili i soccorsi, del caso si stanno occupando i carabinieri della compagnia di Padova. 

“Quella che un tempo era la terra dell’impresa vincente, innovativa, motore del Paese, ora è una sorta di cimitero, un luogo dove possedere un’ azienda sta diventando una maledizione”. Questo il commento di Carlo Covino, segretario regionale di Federcontribuenti Veneto. “Apprendiamo con sgomento e rabbia la notizia del suicidio di Giovanni Schiavon – continua Covino – Sgomento perché siamo di fronte ad una carneficina che sembra inarrestabile. Rabbia perché anche questa tragica morte si poteva e si doveva evitare. Come Federcontribuenti ci chiediamo quante persone ancora dovranno morire prima che lo Stato, le Istituzioni, i grandi mezzi di informazione prendano seria coscienza del problema. Nulla è stato finora fatto per andare in soccorso a quanti ormai da anni denunciano una situazione di disperazione legata all’impresa. Al contrario, si continua a dare supporto incondizionato alle banche, le intoccabili banche; che nulla fanno per i nostri imprenditori anzi, il più delle volte contribuiscono a stringere il cappio attorno al collo di chi non ce la fa più ad andare avanti. Per non parlare di Equitalia, dotata di poteri così devastanti da risultare il nemico numero uno per chi cerca di salvare azienda e posti di lavoro.
Federcontribuenti non è più disposta a tollerare questa situazione. Faremo partire da subito una campagna nazionale di denuncia senza sconti e senza censure. Questi morti pesano sulle coscienze di ciascuno di noi. E’ tempo di dire basta”.