Il decalogo a Padova per i leghisti razzisti

 

Non credo che tutti i leghisti siano razzisti e primitivi come i due protagonisti del penoso decalogo creato per Salvatore Riina (clicca qui per vedere il video). Comunque ad ogni buon conto ecco il decalogo per i leghisti che non conoscono Padova:

1) a Padova non si insultano le persone venute da un altro Paese: qui ha studiato Niccolò Copernico (polacco) e Sant’Antonio che era portoghese, nel ‘200 vi si trovò benissimo
2) noi non odiamo i “teroni”, ricordiamo bene che sull’Altipiano scorreva un sacco di sangue degli uomini della brigata Sassari e degli altri meridionali che vennero a combattere contro gli austriaci che invasero i nostri territori
3) noi la trota la mangiamo al cartoccio, non la eleggiamo in consiglio regionale, nemmeno se è il figlio del capo
4) noi padovani crediamo che se uno viene indagato per tangenti si dimette, è sempre successo così con le cariche pubbliche a qualsiasi livello
5) noi il leone ce l’abbiamo in piazza dei Signori, non mangia nessun “teron”, sul libro che ha sotto la zampa c’è scritto “pax tibi marce evangelista meus” (Zaia quando venne in aula magna a palazzo del Bo nemmeno si ricordava la frase in latino)
6) a Padova per la prima volta in Italia a novembre gli extracomunitari hanno votato una loro rappresentanza, perchè noi a Padova crediamo che l’equazione straniero = delinquente sia una boiata pazzesca
7) a Padova abbiamo avuto un consigliere comunale indiano di centro destra e una consigliera comunale romena di centrosinistra e nessuno se ne è nemmeno stupito più di tanto
8) a Padova ci sono scuole con classi con sette o più nazionalità tra i banchi e noi pensiamo che questo sia una ricchezza, non un limite
9) a Padova non abbiamo mai pensato di invocare la pena di morte, perchè Padova è la culla del diritto, e non sto parlando della capacità di Niccolò Ghedini e Piero Longo di far prescrivere il processo a Silvio Berlusconi
10) William Shakespeare scrive, ne “La bisbetica domata”: Per il grande desiderio che avevo di vedere la bella Padova, culla delle arti sono arrivato… ed a Padova sono venuto, come chi lascia uno stagno per tuffarsi nel mare, ed a sazietà cerca di placare la sua sete. E noi padovani speriamo sempre che la nostra città sia più progredita, più bella e più accogliente per tutti

Alberto Gottardo