Abolizione della storia dell’arte: Sgarbi a Radio Padova “Ha ragione, anch’io la odiavo al liceo”

 
Vittorio Sgarbi in una foto d’archivio al ristorante Ai Navigli

“Siamo di fronte al paradosso per cui le cose proibite sono quelle che attraggono di più. Quindi non insegniamo l’arte così la gente ne sarà attratta, perchè quando insegniamo la letteratura, nessuno più legge Dante o Petrarca. Io lo dico da sempre, ma io posso sostenere questo paradosso, un ministro entra in una spirale di impopolarità”.

A dirlo Vittorio Sgarbi, intervenendo in diretta questa mattina al Morning Show di Radio Padova, riferendosi alla gaffe del ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, che ieri ha detto in diretta al canale Youtube del ministero dei beni culturali «Anche io abolirei Storia dell’Arte. Al liceo era una pena».
“Io ero il primo in italiano e filosofia ed odiavo l’insegnante di storia dell’arte – ha aggiunto in diretta a Radio Padova  Vittorio Sgarbi – Bonisoli ha detto la verità perchè non fa retorica; lui potrebbe pensare quello che pensa e dire il contrario come fanno tutti, questo mi induce a spendere una parola in suo favore. La storia dell’arte nella scuola faceva pena, io ho cominciato a studiarla a 18 anni, a scuola la odiavo. Nelle gite a Siena non mi ricordo Duccio di Buoninsegna, mi ricordo la mia compagna di gita che era una bella ragazza, quindi c’è qualcosa di strano in questa dichiarazione: è del tutto improvvida in quanto non del tutto coerente con un ministro dei Beni culturali, ma ha qualcosa di profondamente veritiero per cui che potevo prenderlo in giro ed attaccarlo come ministro mancato, potrei dire “ah che roba, che scandalo” non lo dico perchè mi pare intellettualmente onesto”.
Sul tema dell’onestà intellettuale del ministro Vittorio Sgarbi ha aggiunto: “Mi piace questo aspetto del ministro Bonisoli, perchè non è conformistico. Lui dice dobbiamo prendere atto che non c’è una  propensione all’arte. E’ vero fino a un certo punto perchè i bambini disegnano, ed a casa i padri ti portano in camera del  bimbo e ti dicono “guarda sembra Picasso, sembra Mirò”. Poi anche i bambini rincoglioniscono. Il problema dell’educazione  all’arte è un problema di educazione alla sensibilità, al gusto, al rispetto, alla conoscenza, non all’attrazione per  l’arte, come uno può averla per la matematica, per la fisica o per l’astronomia. E’ basilare che noi ci educhiamo al bello.
 La cosa che mi piace del ministro è che dice ciò che nessuno mai direbbe: ciò che di bello diventa obbligatorio a scuola poi non interessa più. Nessuno legge mai più Tasso, Ariosto, Parini, Fusco, perchè è una materia scolastica obbligatoria.  Se li proibisci diventano attraenti. Quindi l’arte siccome non è nella scuola, determina maggiore attrazione perchè spontanea. Non è necessario che io ti imponga di amare Giotto”.