Albert Adrià impasta le colombe assieme ai detenuti pasticceri

 

Presentata anche l’iniziativa di solidarietà in favore di Ail e Banco alimentare: verrà devoluto un euro per ogni colomba acquistata Poteva essere la visita di una star, di un personaggio tra i più influenti al mondo nel suo settore. E invece è stato un incontro. «Albert Adrià ci ha dimostrato di essere un grandissimo pasticcere, ma soprattutto un grande uomo». Parola di Nicola Boscoletto, presidente del consorzio Rebus che da oltre vent’anni porta lavoro in carcere. Le sue parole sintetizzano due ore molto intense in cui il pasticcere che con il fratello Ferran guida El Bulli, il ristorante più famoso al mondo, ha visitato i laboratori padovani: assemblaggio di biciclette, valige e gioielli, cucina ma soprattutto pasticceria. Ne ha visti tanti di laboratori il pasticcere spagnolo. La tappa padovana di oggi era solo un passaggio intermedio tra Hong Kong e la Spagna. Eppure è scattata una scintilla, al punto che Adrià ha volentieri accettato di far propria la nuova iniziativa sociale della produzione 2009. Per ogni colomba acquistata su Internet, connettendosi al sito  www.idolcidigiotto.it, infatti verrà versato un euro a una organizzazione non profit: l’Associazione italiana contro le leucemie e il Banco alimentare. L’iniziativa è caratterizzata dallo slogan “il sociale aiuta il sociale, la carità aiuta la carità”. «È stata la sorpresa della vita, sono meravigliato di stare qua», le sue prime parole davanti ai microfoni, «questa esperienza mi ha colpito profondamente e spero di collaborare attivamente a questo progetto». «La cose che vedo qui mi fanno ricordare quando ho cominciato il mio lavoro», ha raccontato. «Chiedo scusa se non sono una persona dalla parola facile, ma io stesso sono un messaggio di speranza. Sono cresciuto in una famiglia umile e in un paesino, dove per molti la delinquenza era un modo per andare avanti. Io ero un bravo ragazzo, mi sono sempre comportato bene, ma non avevo nessuna prospettiva davanti a me. A quindici anni, quando ho avuto la possibilità di imparare un mestiere, questo mi ha permesso di formarmi come persona e di arrivare dove sono arrivato oggi e tutto grazie alla pasticceria. L’unica cosa che posso dire è che non sono nessuno per dare consigli. Posso solo ringraziare enormemente della possibilità di visitare il carcere». E ancora: «È il lavoro che mi ha formato come persona, come essere umano e come professionista, devo tutto al mio lavoro». Intanto, tra un’intervista, un autografo sui cappellini dei colleghi detenuti e una dedica del suo ultimo libro “Natura”, non riesce a staccare gli occhi dalla produzione delle colombe artigianali. Grande osservatore, Adrià. Non si è perso nessuna fase della lavorazione: levitazione, stesura della glassa, aggiunta delle mandorle e della granella di zucchero. Non perde di vista i detenuti che infornavano, sfornavano, mettevano a riposo la pasta. Alcune fasi ha voluto farle con i detenuti, comprensibilmente emozionati. «Ho girato cucine e pasticcerie di tutto il mondo, sia di ristoranti che di scuole», racconta a una televisione, «ma un laboratorio così organizzato è difficile da trovare in giro». E proseguendo l’intervista dichiara la sua intenzione di far conoscere anche in Spagna la colomba pasquale del carcere e le altre specialità prodotte in carcere con il marchio “I dolci di Giotto”. E alla domanda se il panettone e la colomba del carcere gli sembrano di buona qualità, risponde: «Sicuramente! Tre o quattro anni fa mi ero cimentato a fare il panettone e mi è sembrato così difficile da non riuscirci. È la verità: tra tutte le lavorazioni artigianali è la più difficile del mondo». Parole che fanno gongolare i pasticceri del carcere. Qualità e il sociale allora possono andare insieme? Sì, secondo Adrià, e proprio l’esempio del carcere lo dimostra. «Per me è un esempio di intelligenza perché tiene conto di tutto: capacità, valore, lavoro, valorizzazione della tradizione, prezzo, ordini, vendite». Accanto al pasticcere spagnolo, c’è una folta delegazione di ristoratori locali capitanata dal presidente veneto Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) Erminio Alajmo. E anche in questo caso le reazioni sono di stupore. «Sapevamo che la pasticceria del carcere sforna prodotti di qualità», testimonia un componente della delegazione, «ma è la prima volta che ci confrontiamo con l’esperienza umana e lavorativa dei detenuti. L’impatto è notevole». «Una persona di grande valore e di straordinaria umiltà», ribadisce Boscoletto al termine dell’incontro. «Non avevamo aspettative particolari rispetto a questo incontro. Ora non sappiamo cosa succederà, ma sicuramente faremo qualcosa insieme. È un desiderio che Adrià ci ha manifestato e che ci onora: presentare le colombe e i dolci del carcere in Spagna con un testimonial così autorevole è qualcosa che non capita tutti i giorni».