Appe Padova sul piede di guerra per la questione ticket restaurant

 

Entreranno in vigore il 9 settembre 2017 le nuove regole sull’utilizzo dei buoni pasto, introdotte con il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico n. 122/2017, e i baristi sono già sul piede di guerra.
«Non bastava – dichiara Matteo Toniolo, Dirigente dell’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (APPE) con delega ai buoni pasto – il continuo aumento delle commissioni a nostro carico: ora anche queste novità legislative che ci mettono in ginocchio».
Il riferimento è, in particolare, all’abolizione del divieto di cumulabilità dei buoni e all’aumento dei punti in cui si possono “spendere” i ticket, con l’introduzione di agriturismi, ittiturismi, aziende agricole ed industrie alimentari.
«Lo snaturamento delle caratteristiche del buono pasto come rappresentativo del servizio sostitutivo di mensa – prosegue Toniolo – è stato “certificato” dal Consiglio di Stato che, lo scorso febbraio, aveva emesso un parere sulla bozza di Decreto Ministeriale».
Nella relazione dell’organo statale (la n. 287/2017) si legge anche che la cumulabilità dei buoni pasto incoraggia «la prassi che vede utilizzare i buoni pasto come una sorta di buoni spesa universali, e dei surrogati del danaro contante».
«Siamo arrivati al punto – dichiara Toniolo – che, poiché vi era la prassi diffusa, seppure illegittima, di cumulare i buoni pasto, la stessa è stata legalizzata!».
Secondo l’Associazione degli esercenti, l’effetto distorsivo di queste nuove norme sarà immediato e dirompente.
«Mettiamo insieme – conferma il Dirigente dell’APPE – la cumulabilità dei ticket con la possibilità di spenderli praticamente ovunque e, tra qualche mese, vedremo i lavoratori “risparmiare” i buoni durante la settimana, per poi utilizzarli al sabato sera in agriturismo, oppure per andare a comprare il vino sui Colli!».
L’APPE ricorda che il buono pasto è un “servizio sostitutivo di mensa” e, in quanto tale, gode di importanti benefici fiscali:
per l’azienda, che acquista i buoni pasto da distribuire ai dipendenti, il costo sostenuto è deducibile integralmente ai fini delle imposte dirette (Irpef/Ires/Irap);
per il lavoratore, l’erogazione dei buoni pasto al lavoratore dipendente fino all’importo giornaliero di euro 7,00 (buoni pasto elettronici) o euro 5,29 (buoni pasto cartacei), non è soggetta ad oneri di natura previdenziale e assistenziale, non concorrendo alla formazione del reddito da lavoro dipendente.
«In realtà – dichiara Toniolo – ormai i buoni pasto sono diventati veri e propri “buoni spesa” liberamente utilizzabili più o meno ovunque, scambiati e venduti online, come da noi ripetutamente segnalato».
L’APPE preannuncia uno “stato di agitazione” dei baristi: saranno svolte nelle prossime settimane delle riunioni durante le quali si decideranno azioni, anche clamorose, di protesta.
«Per il momento – dichiara Toniolo – stiamo raccogliendo le deleghe degli esercenti a trattare, per conto loro, le condizioni contrattuali con le ditte emettitrici. Siamo i primi in Italia a muoverci in questo modo e ci auguriamo che presto anche altre Associazioni facciano lo stesso, in modo da acquisire sempre maggiore potere contrattuale».