Ascom e Confesercenti critiche sul nuovo centro commerciale all’area ex Stimamiglio (fronte nuovo ospedale)

 

Ascome e Confesercenti commentano in maniera molto critica la notizia dell’autorizzazione ottenuta dal gruppo Despar alla realizzazione di un nuovo centro commerciale praticamente di fronte all’area di San Lazzaro che ospiterà il nuovo ospedale di Padova.

Maurizio Francescon, Direttore Confesercenti del Veneto Centrale, pone due domand  e, non tanto retoriche in realtà: perché è statoconcesso l’ampliamento da 7 a 12 mila metri e perché si parla anche di alimentariquando in quell’area su richiesta della Confesercenti era espressamente dichiarata l’esclusione di grande distribuzione alimentare?
“Oramai l’intera provincia, la Regione, il Nordest si è riempito di mega centri commerciali non voluti dalla politica ma autorizzati perché non si poteva dire di NO – spiega Maurizio Francescon in una nota – Questa è la risposta a Due Carrare, lo è stata per Abano, lo è per Leroy Merlin in corso Australia, ed in futuro lo sarà per tantissime altre attività che magari aprono come medie strutture e poi arrivano a 5/6mila metri con ricorsi al TAR (Pontevigordarzere), ma potremmo continuare con un elenco lunghissimo.
Siamo di fronte a delle situazioni che definire grottesche è un complimento perché incideranno in modo pesantemente negativo sul tessuto delle nostre città  e rispetto alle quali scattano tante velleità, tante manovre e promesse ma alla fine finisce sempre che i grandi gruppi della distribuzione vincono.

Certo, nel caso dell’ASPIAG, bisogna tornare al 2000 quando Confesercenti ingaggiò una dura battaglia contro il piano della grande distribuzione dell’allora Assessore Riccoboni che venne proprio nei nostri uffici, per difendere il suo progetto e ne uscì, anche a seguito di una serrata per protesta  dei negozi nel centro storico, con una previsione notevolmente ridotta (erano 10 i centri commerciali individuati).

Da allora però, il piano urbanistico per l’insediamento delle medie e grandi strutture di vendita è stato rivisto ripetutamente e nessuna amministrazione ne ha modificato le pesanti previsioni.

Non solo, ma una delle modifiche ottenute dalla protesta nel 2002 fu quella che nell’area di Padova Est (ex stimamiglio, Ikea, lago di Padova) fosse tassativamente escluso l’insediamento della grande distribuzione alimentare. Oggi sembra che invece che l’autorizzazione al C.C. Aspiag comprenda anche l’alimentare”.

“C’è tanto che non va, continua il direttore Francescon, negli ultimi anni ci siamo riempiti di provvedimenti legislativi contro il consumo del suolo, per la salvaguardia del tessuto urbanistico, per la sostenibilità ambientale, a difesa delle piccole attività terziarie : tutte dichiarazioni velleitarie che finiscono nel nulla di fronte all’affermazione : NON SI PUO’ TOCCARE QUANTO PREVISTO.

Ma è possibile che nel 2018 non si possa modificare una previsione urbanistica non utilizzata per 20 anni?

Padova Est, ad esempio, doveva diventare la porta moderna della città (Giunta Destro 2002) dopo tutte le modifiche e le crisi strutturali ed economiche ci troveremmo con: una area intasata tra traffico commerciale, direzione e fra qualche anno sanitario. Un’ area completamente edificata anche ad uso commerciale (a ridosso del B4) con negozi e strutture mai utilizzate e quasi completamente deserta (che ci andrà li e che degrado subirà quell’area con l’edificazione dei due centri ex Stimamiglio, lago di Padova?) C’è un vero grande limite a tutto questo: in questi anni sull’altare della liberalizzazione e dello sviluppo economico sì è voluto escludere le Organizzazioni del Commercio dalle scelte di programmazione commerciale dando alle stesse un ruolo esclusivamente consultivo. Inutile ripetere che il mondo delle piccole imprese commerciali si sente continuamente e costantemente preso per i fondelli.  NON HANNO TORTO”.

“Qualcuno si dimentica, ma le nostre battaglie sono lì a testimoniare la nostra contrarietà ai centri commerciali, qualsiasi sia il comune che li autorizza, qualsiasi sia la società che li realizza”.
Patrizio Bertin non era ancora presidente quando nel 2008 la giunta Zanonato autorizzò l’Aspiag a realizzare un centro commerciale nell’area ex Stimamiglio, ma ricorda bene la contrarietà unanime del consiglio direttivo nei confronti di un’autorizzazione (contro la quale era stata presentata opposizione al rilascio della VIA in provincia) che, purtroppo, in città, non è l’unica.
“A chi – continua il presidente dell’Ascom – pensa che la nostra associazione usi pesi e misure diverse, voglio ricordare che la nostra opposizione alle grandi strutture di vendita, da quando nel 2005 è nata la “nuova Ascom”, non è mai venuta meno. Non è venuta meno ad Abano, non sta venendo meno a Due Carrare, non è venuta meno a Padova né lo sarà, se ci si incamminerà su quella strada, a Selvazzano. L’unica differenza è che dove siamo ancora in grado di incidere lo facciamo con convinzione fino all’ultimo (ed è quello che faremo anche martedì quando torneremo a Due Carrare per il consiglio comunale), dove però le scelte sono già state compiute e dove non è possibile modificare lo stato delle cose perché tutto è già compiuto, non è che rinunciamo a ribadire la nostra contrarietà, ma non possiamo nemmeno andare contro i mulini a vento”.
Nonostante questo, però, Bertin non rinuncia a ribadire un concetto a lui caro: “I centri commerciali, tecnicamente, sono superati. Non per nulla stiamo assistendo a chiusure che se fino a poco tempo fa interessavano quasi esclusivamente gli Stati Uniti oggi sono anche un fenomeno, drammatico, che riguarda le nostre città: per uno che apre ce ne sono altri che chiudono (Mestre ce lo sta insegnando) con buona pace per chi sostiene che la loro nascita determinerebbe nuova occupazione. Invece noi continuiamo a ripetere fino alla noia che per ogni posto creato se ne perdono tra i quattro ed i sei, in parte nei negozi di vicinato di un’area piuttosto ampia, in parte negli altri centri commerciali che vengono fagocitati dai nuovi insediamenti”.
“La fortuna, se così possiamo chiamarla – puntualizza il presidente dell’Ascom – è che in questi anni più che le scelte improvvide delle amministrazioni alla ricerca oneri di urbanizzazione e Imu, potè la crisi che, guarda caso, proprio nel 2008 ha cominciato a dispiegare i propri effetti. Oggi che la crisi in qualche modo è passata (ma non per i consumi che rimangono fermi al palo e di questo dovrebbero rendersi conto anche gli investitori sulle grandi strutture di vendita) e che l’urbanistica si sta modificando (la costruzione del nuovo ospedale è evidentemente un incentivo) concessioni già approvate tornano in auge”.
E’ dunque nei confronti degli amministratori che autorizzano (o hanno autorizzato) che punta il dito il presidente dell’Ascom.
“Nello specifico di Padova – conclude Bertin – resta poi sempre aperta la questione del Centro Ingrosso Cina, un centro commerciale senza regole contro il quale combattiamo da anni ma contro il quale, sembra, non ci siano modi e tempi per decretarne la chiusura!”