Ascom e Appe attaccano l’amministrazione comunale: “Navigli e bastione anche quest’anno danno l’idea che la musica non è cambiata”

 

“Lo svuotamento del centro storico adesso è formalizzato”. Vanno al sodo della questione i presidente di Appe, Erminio Alajmo e Ascom, Patrizio Bertin di fronte alla riproposizione di Bastioni e Navigli né più né meno di quanto è avvenuto lo scorso anno. “E per di più – commenta amaro il Presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin – nel momento in cui entra in vigore la cosiddetta “patente a punti”, che introduce nuove responsabilità e oneri a carico degli esercenti”.
«E’ una situazione paradossale – incalza il Presidente dell’APPE Erminio Alajmo – da un lato, si chiede agli esercenti di dotarsi di personale di sorveglianza, di inserire il logo sui bicchieri di plastica, di controllare i propri clienti anche fuori dal locale e dopo la chiusura dell’esercizio e, dall’altro lato, si autorizzano nuovamente attività stagionali in luoghi difficili (se non impossibili) da controllare, senza vincoli di orari, di somministrazione di alcolici, se non peggio».
«Ricordo – prosegue Alajmo – che proprio l’organizzatore di questi eventi, Federico Contin, l’anno scorso ha dichiarato pubblicamente che ai Bastioni i minori consumano alcol, assumono droghe, per non parlare di violenze, situazioni igieniche a dir poco precarie e tanti altri aspetti problematici».
«Come APPE – conclude Alajmo – abbiamo chiesto fin dall’anno scorso che, con la nuova amministrazione comunale, fosse finalmente fatta chiarezza sulle modalità di assegnazione dello spazio e suddivisione dei chioschi tra i vari baristi. In una parola, chiedevamo trasparenza. Per tutta risposta, siamo stati convocati il 18 marzo per venire a sapere dall’assessore Boron che il 2 gennaio Contin aveva già presentato la domanda di concessione, poi accettata dal Comune di Padova, e che tra 20 giorni Bastioni e Navigli partiranno regolarmente, esattamente come gli anni passati».
Un problema di sostanza, ma anche di stile visto che l’assessore Boron si è presentato quasi a riunione conclusa e nel corso della quale tutte le Associazioni presenti avevano espresso la loro contrarietà alla riproposizione degli eventi così come si erano svolti in passato.
Appe e Ascom, in particolare, accusano che, proprio come gli anni scorsi, non ci sia collaborazione tra organizzazione, amministrazione comunale e rappresentanti dei baristi, con la necessaria trasparenza nella selezione degli esercenti.
“Avevamo avuto rassicurazioni in tal senso – conferma il Presidente Ascom Patrizio Bertin – che quest’anno Bastioni e Navigli non si sarebbero svolti, o almeno non nei termini degli anni passati. Invece abbiamo avuto questa brutta sorpresa e, a questo punto, chiediamo che l’amministrazione riveda la propria posizione”.
Nessuna intenzione, da parte di Ascom e Appe di passare per il “Signor No” e non contrarietà, almeno a priori, allo svolgimento di eventi estivi.
«Siamo favorevoli a eventi che facciano lavorare i pubblici esercizi – aggiunge Alajmo- e non a iniziative di privati che sottraggono clientela a quei bar e locali che pagano tasse, danno lavoro e offrono servizi e accoglienza tutto l’anno”.
Un errore, dunque, la riproposizione di Bastioni e Navigli anche perché, per Appe e Ascom, sono cambiati i presupposti che negli anni passati avevano favorito le due location, cioè togliere “pressione” al centro.
«Siamo arrivati alla situazione esattamente opposta – puntualizzano le due Associazioni del sistema Confcommercio- e cioè a esercizi che, durante i mesi estivi, a causa di questi eventi che si svolgono fuori dal Centro Storico, chiudono le loro attività per mancanza di lavoro».
Secondo Appe e Ascom c’è però ancora la possibilità di rimediare.
“Facciamo appello al Sindaco Bitonci – concludono Bertin e Alajmo – perché ritiri le autorizzazioni alla somministrazione di bevande ai Bastioni e ai Navigli. Poi sediamoci attorno a un tavolo e pensiamo tutti assieme a come favorire gli esercenti del centro e anche dei quartieri e non a come penalizzarli con iniziative che hanno il carattere del privatistico esasperato piuttosto che quello della valorizzazione di Padova”.