Autocertificazione malattie brevi, nuova proposta di legge

 

È attualmente in discussione una nuova proposta di legge, firmata dal senatore Maurizio Romani, vice presidente della commissione Igiene e Sanità, assegnata alla commissione Affari Costituzionali del Senato, da applicarsi al settore del pubblico impiego, che prevede la possibilità di autocertificare le malattie brevi, che comportino l’assenza dal lavoro per non più di tre giorni. Ma cosa cambia? E quale sarà l’efficacia di questo provvedimento?

Cosa cambia con l’autocertificazione malattia

Come ricordato dal sito internet benesseredonna.com, se il contenuto del disegno di legge dovesse passare indenne, il paziente potrebbe autocertificarsi le malattie brevi, che non saranno pertanto più attestate con il certificato medico.

Stando così le cose, il medico farebbe solamente da tramite per poter trasmettere l’autocertificazioneall’INPS, limitandosi a prendere atto di quanto comunicato dal paziente.

Quale sarebbe l’efficacia del provvedimento?

La motivazione alla base della proposta di legge sarebbe in realtà quella di ridimensionare le sanzioni neiconfronti dei medici: per costoro, infatti, è impossibile poter verificare in senso oggettivo – relativamente a patologie lievi, come i mal di testa o i mal di pancia – se effettivamente il paziente ne stia soffrendo. Considerato che il certificato rilasciato dal proprio medico deve attestare dei dati clinici che non sono direttamente constatati e oggettivamente documentati, il rischio – nell’ipotesi di malattie non documentabili in maniera obiettiva, è quello di andare incontro a sanzioni (anche pesanti) per il medico che certifica.

In seguito al provvedimento, con l’autocertificazione della malattia da parte del lavoratore (sarebbe però più corretto parlare di auto-attestazione), la responsabilità cadrebbe solo sul paziente-lavoratore.

Cosa non cambia?

Resterebbero invece invariati gli altri adempimenti che sono ordinariamente previsti per le assenze permalattia. Pertanto, vi sarà sempre l’obbligo di avvisare l’azienda e di trasmettere il protocollo del certificatomedico (in questo caso, si tratterà dell’autocertificazione / auto-attestazione). Rimane invariato anche l’obbligo della reperibilità nelle fasce orarie per la visita fiscale. A proposito di fasce orarie per la visita fiscale, le stesse dovrebbero cambiare, per poter essere unificate tra settore pubblico e settore privato.

Lo scenario evolutivo, in tal senso, si fa pertanto piuttosto interessante per i dipendenti del pubblico impiego (niente sembra invece essere previsto per quelli del settore privato). Naturalmente, una simile proposta non è certamente stata priva di critiche: se infatti da una parte si commenta positivamente la de-responsabilizzazione dei medici, chiamati a diagnosticare malattie lievi difficilmente diagnosticabili in modo oggettivo, dall’altra parte c’è chi ritiene che una simile maggiore libertà possa rappresentare un pericolo di eccessiva e “leggera” fruizione da parte di qualche dipendente non troppo fedele al proprio impiego.

Bisognerà pertanto capire – anche sulla base di simili polemiche – quali saranno le effettive modifiche che il disegno di legge avrà modo di provocare, e quale sarà la versione definitiva del provvedimento stesso. E voi che ne pensate? Ritenete che una simile modalità di autocertificare le proprie malattie possa realmente migliorare lo scenario lavorativo dei medici? O si corre il rischio di un eccessivo ricorso da parte di alcuni lavoratori, considerato che è possibile ricorrere a tale auto-attestazione anche più volte nell’arco dell’anno?