Bertin (Ascom) lancia l’allarme alla politica: occupatevi delle famiglie con la spesa ingessata

 

“Ditemi voi: se il 42,9 per cento del potere di acquisto delle famiglie se ne va in spese obbligate, cosa resta per comprare una camicia, bere un caffè al bar, concedersi una pizza? La verità è che tra un po’, con l’inflazione stabile oltre il 7%, sarà difficile anche far quadrare i conti della spesa quotidiana. Per cui: difficoltà per le famiglie ma, a cascata, difficoltà anche per il commercio già all’angolo di fronte a bollette dell’energia ormai senza controllo”.
Il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin, raccoglie ogni giorno le preoccupazioni dei colleghi.
“Mi chiedono – rivela – come fare a pagare bollette che nel giro di qualche mese hanno registrato un raddoppio. Raddoppio, o comunque sensibile variazione, che non è possibile scaricare sui prezzi al consumo pena, come abbiamo visto, l’impossibilità da parte delle famiglie di destinare qualcosa in più a consumi già ridotti all’osso”.
Serve dunque un’azione decisa che spezzi una spirale destinata a strangolare il sistema.
“Il governo – continua Bertin – deve insistere con l’Europa per porre un tetto al prezzo del gas e, per ciò che lo riguarda più direttamente, deve adottare tutti gli strumenti per incidere sul caro energia e sul cuneo fiscale”.
“Purtroppo – aggiunge polemico il presidente dell’Ascom Confcommercio – sembra che la politica non abbia mai letto Tito Livio e quel suo “mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata”. Tradotto in attualità, mentre a Roma si discute se far proseguire l’azione di governo o meno in un momento tanto drammatico, nei nostri negozi, nei nostri pubblici esercizi, nelle nostre agenzie, ci domandiamo se fra un mese potremo ancora essere sul mercato”.
E che la prospettiva non sia affatto simpatica, lo dimostrano i dati sull’occupazione che vede una preoccupante battuta d’arresto per i lavoratori stabili, mentre aumentano i contratti a termine che crescono dell’8,8% ad un ritmo dieci volte superiore a quello degli occupati permanenti.
“E questo – ammette il presidente dell’Ascom Confcommercio – è senza dubbio il segno di una fase di scoraggiamento che sembra far breccia sia fra gli imprenditori che faticano a programmare, sia fra i lavoratori che si offrono sul mercato in numero insufficiente perché poco interessati a profili professionali, qualifiche e retribuzioni d’ingresso”.