Centri commerciali travestiti da stadi: l’eterno ritorno degli appetiti immobiliari tra stadio Euganeo e zone limitrofe

 

Continua il dialogo a distanza tra l’ex sindaco Ivo Rossi e il suo predecessore Paolo Giaretta, che fu primo cittadino di Padova tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Qui di seguito il dialogo sui nuovi stadi travestiti da centri commerciali.
Caro Paolo, a leggere il dibattito di questi giorni su stadio e centri commerciali sembra di assistere ad un film già visto molte volte, con attori ringalluzziti che recitano copioni di cui si conoscono in anticipo le battute. A vederli fanno quasi tenerezza questi novelli interpreti della grande distribuzione commerciale in dialogo con dinamici immobiliaristi travesti da appassionati di sport. E, ovviamente, di amministratori pubblici che fingono un distaccato interesse.
Gli immobiliaristi nell’era del digitale

E’ una cosa ben strana questo eterno ritorno a modelli degli anni sessanta, perché in questi ultimi decenni è cresciuta una generazione di imprenditori e di ricercatori proiettati nel mondo, professionisti che vivono le dinamiche culturali ed economiche della globalità. Mentre i nostri protagonisti locali ci provavano a cadenza regolare su vecchio copione, è andata sviluppandosi una sfida fra le città, in cui la capacità di attrarre cervelli e di offrire servizi smart fa la differenza nelle dinamiche dello sviluppo e della crescita. In tutta Europa la sfida è sullo sviluppo digitale, sulla sostenibilità e sulla qualità della vita offerta ai suoi cittadini e noi, invece, ancora qua a discutere di un hardware che poteva andare bene nella stagione analogica!
L’interesse pubblico sotto dettatura

Sembra che la città sia ancora in mano a piccoli ma tenaci gruppi che continuano a riproporre le stesse idee di cui erano portatori tanti anni fa e, regolarmente, quando trovano un’amministrazione di centro destra alla guida della città, ci riprovano. Chissà perché… In questi mesi li abbiamo visti suggerire proposte di inutili stazioni ad alta velocità, strumenti non degli interessi del trasporto padovano ma utili per la valorizzazione delle aree circostanti. Abbiamo visto che a suggerire l’area per il nuovo ospedale, dopo un continuo cambio di destinazioni, è stato il liquidatore della società proprietaria dell’area di Padova est. Ora vediamo che a proporre il nuovo centro commerciale travestito da stadio sono ancora una volta gruppi legittimamente interessati, prima ancora che alle sorti della nostra squadra, a quelle dell’affare circostante. Ovviamente, per poter arrivare a questo, qualcuno ha fatto spostare il nuovo polo ospedaliero a est, adombrando inesistenti paludi.
Tornerò nelle prossime settimane sulla debolezza, lo dico in modo educato, degli atti amministrativi e delle palesi forzature relative alle aree di Padova est che non sono adeguate alla sfida del nuovo campus della salute (basti pensare che hanno dovuto considerare anche l’area dei parcheggi del palasport); ora mi interessa tenermi sulla vicenda ‘centro commerciale travestito’.
Centri commerciali e stadio, il passato che ritorna sempre uguale

Mi domando, caro Paolo: ma cosa c’è di diverso dalle dinamiche che abbiamo visto a partire dalla fine degli anni ’90, quando le cordate per la guida della società di calcio venivano costruite a palazzo Moroni e in cambio si suggeriva l’acquisto di aree con la promessa che sarebbero poi state trasformate? Come sai, lo dico a ragion veduta, perché, nel corso degli anni, alcuni degli sventurati che ci avevano creduto sono venuti, poiché si erano trovati a navigare in acque agitate, a chiedere un aiuto. Cosa c’è di diverso dall’invito fatto qualche anno fa ad occuparsi della società di calcio, promettendo in cambio la realizzazione di un grande centro commerciale? Invito che ha portato ad attivare opzioni su aree circostanti lo stadio e all’acquisto di altre?, oppure, più recentemente, dalla richiesta fattami dalla compagine sociale che ha fatto retrocedere la squadra che, mentre navigavamo nei posti bassi della classifica, proponeva impunemente sempre un grande centro commerciale, ovviamente mascherato da stadio per poter contare sulla pressione dei tifosi? Devo dire che in quell’occasione, poiché avevo mostrato freddezza di fronte a questa richiesta, ci fu un ripiegamento, rimandando il tema a tempi migliori, con la squadra almeno promossa in serie A.
Potrei arricchirti di ulteriori dettagli, ma la sostanza è sempre la stessa: ci si occupa del calcio come (una volta si sarebbe detto) specchietto per le allodole, per fare altro.
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