Commercio: Sattin (Ascom) “Gli ambulanti si stanno evolvendo”

 

Quando le cose andavano bene li avevano dati per spacciati. “Antiquati e inadeguati – si diceva – non reggeranno alle dinamiche dello sviluppo economico della società moderna”.
Poi è arrivata la crisi e con la crisi è arrivata anche la nuova stroncatura: “Non reggeranno al peso della recessione”.
Previsioni sbagliate, sia nei numeri che negli scenari dal momento che gli ambulanti non solo sono ancora lì che vendono le loro merci nelle piazze di tutta Italia, ma hanno anche incrementato il numero delle partite Iva ed i volumi d’affari.
“Però non è tutto oro quel che luccica – si affretta a precisare Ilario Sattin, presidente provinciale degli ambulanti dell’Ascom e presidente regionale della Fiva Confcommercio – dal momento che dopo l’arrivo di molti stranieri (cinese la prima ondata, poi pakistani e bengalesi) stiamo assistendo ad un fenomeno nuovo che si presta a più di una interpretazione”.
Il fenomeno è quello della rinuncia della licenza, vale a dire il ritorno al comune che l’ha emessa dell’autorizzazione ad esercitare.
“Da un lato è sicuramente un segnale negativo – continua Sattin – perché denuncia una certa disaffezione e, contemporaneamente, un abbandono delle piazze meno redditizie, ma dall’altro testimonia di un salto di qualità che sta avvenendo all’interno del commercio su area pubblica, dove si sta affermando una netta divaricazione tra chi ha sposato l’idea del prezzo basso a tutti i costi (e ne sta pagando le conseguenze) e di chi, invece, punta sì sul prezzo competitivo rispetto al commercio fisso, ma non per scarsa qualità ma per costi contenuti”.
Il risultato è che certe piazze hanno visto diminuire i banchi col risultato di penalizzare alcuni mercati che, pertanto, andrebbero “ricalibrati”.
“Se infatti – continua Sattin – un mercato come Prato della Valle a Padova non teme nulla perché può contare su una gamma di fruitori molto ampia ed una nomea eccellente, per altri si impone magari la necessità di riprogettarli a seconda del rispettivo bacino di utenza”

Tutto questo nonostante i commercianti “non italiani” siano arrivati (tra ambulanti e fissi) alla bella cifra di 231 mila imprese sul territorio nazionale, il che farebbe pensare ad una loro presenza massiccia che ben si coniugherebbe con un aumento delle presenze.
“Invece – conclude il presidente degli ambulanti dell’Ascom – questo non sta succedendo e potrebbe significare che siamo già in una fase di selezione. Nei prossimi mesi vedremo se alle licenze che vengono ritornate ai comuni corrisponderà anche una riduzione del numero delle iscrizioni alle Camere di Commercio”.