Dal Freccia Rossa 1000 al treno di cittadinanza, il Veneto a passo lento

 

Che Toninelli ce l’avesse con i treni ad alta velocità era risaputo. Si pensava però che si limitasse a fermare quelli sul confine francese fra Torino e Lione. E invece no. Ha deciso di far partire la sua scure dal Veneto, bloccando la Tav e frenando i treni che funzionavano e che consentivano di rendere produttivo ed efficiente il lavoro nella capitale.
Da due settimane il freccia rossa mille che collegava senza fermate, in meno di tre ore Venezia e Padova con Roma termini, è stato soppresso. Viaggiava troppo pieno e troppo veloce. Un affronto per il pensoso e “concentrato” Toninelli, che ha pensato di sostituirlo con un convoglio d’altri tempi, un freccia argento che da Padova a Roma, nella sua corsa inaugurale di lunedì ha impiegato ben tre ore e mezza per raggiungere la capitale, ed oggi, ormai superato il collaudo, ben 55 minuti in più. Per la gioia dei veneti a bordo, che viaggiando su carrozze modello far west, avvertono il brivido dei carrelli vibranti, quelli che tengono svegli i passeggeri che volessero assopirsi. Non sia mai. E’ bene che rimangano concentrati durante tutto il viaggio, come Toninelli fa ogni giorno per 24 ore. Con entusiasmo.
Toninelli evidentemente odia la velocità. Non sopporta che i veneti possano essere efficienti e fare in giornata ciò che lui fa in due giorni. Per questo ha deciso di far correre su questa tratta un treno di cittadinanza, così i veneti la smettono di darsi arie di efficienza.
Altro che autonomia. Toninelli ha deciso di farla pagare a tutti questa voglia di autodeterminarsi.
Ma Zaia ha nulla da dire?

Alberto Gottardo