Donne chirurgo: un mestiere in crescita tra sacche di discriminazione e welfare assente

 

Il chirurgo non è più un “mestiere solo per uomini”. Il numero di donne che si stanno formando nel mondo della chirurgia è in crescita anche in Italia, ma questa condizione non era mai stata indagata nel nostro paese. A prendersi l’impegno di puntare per la prima volta un faro su questa professione è, in prima persona, un gruppo di chirurghe, che hanno deciso di fondare l’Associazione Women in Surgery Italia (WIS Italia), il capitolo italiano di un network internazionale presente in numerosi Paesi del Nord America e dell’Europa.

L’associazione farà il suo debutto il 28 settembre a Roma, nell’ambito del congresso della SIC, Società Italiana di Chirurgia, all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Sarà anche l’occasione per presentare i risultati del primo questionario nazionale sulle donne chirurgo in Italia. Nei primi mesi del 2016 è stato diffuso un questionario presso un campione di Scuole di Specialità e di colleghi, cui hanno risposto 167 chirurghi, per il 62,3% donne e per il 37,7% uomini.

«A differenza di Francia, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Stati Uniti, in Italia al momento non esiste alcuna documentazione o letteratura sull’argomento – spiegano la presidentessa di WIS Italia Isabella Frigerio e la vicepresidentessa Gaya Spolverato. Se questo non avviene, non è perché la questione “donne in chirurgia” non esista, ma semplicemente perché non è ancora stata affrontata ufficialmente. La proporzione fra uomini e donne in chirurgia, una professione fino a non molti anni fa territorio prettamente maschile, sta profondamente cambiando. Riteniamo, dunque, che sia necessario fare il punto della situazione, valutando le risorse attualmente disponibili e quelle che si renderanno necessarie nel prossimo futuro».

Donne chirurgo in Italia: i risultati della survey

Il questionario ha toccato un ampio spettro di temi, dalla formazione al tipo di struttura in cui si lavora, fino alle esperienze all’estero. Arrivando anche a temi sensibili dal punto di vista del genere come le discriminazioni legate al sesso. Il 34% di coloro che hanno risposto alla domanda, ad esempio, afferma di aver subito, durante la propria formazione, discriminazioni legate al sesso. Discriminazioni che sono avvenute, secondo il 50% delle risposte, durante la scuola di specialità, per il 44,1% nel corso dell’attività lavorativa, per il 29,4% nel momento della ricerca del posto di lavoro e nel 25% dei casi durante la scelta della scuola di specialità.

Secondo il 64,2% delle donne intervistate, l’appartenenza al genere femminile è un ostacolo alla progressione della carriera. Per il 49% anche il desiderio di avere figli rappresenta un ostacolo.

I modelli di riferimento dei chirurghi sono prevalentemente maschili. Il 94,2% di coloro che hanno risposto afferma di avere incontrato uomini come modelli di riferimento durante la propria formazione e carriera, mentre solamente il 31,8%, risponde di avere avuto modelli femminili. Questo non esclude che esistano molte donne chirurgo soddisfatte professionalmente: tre su quattro (75,3%) dicono di conoscerne almeno una.

Un altro tema importante è quello della difficile conciliazione tra vita privata e vita professionale. Il 45,1% del campione ha almeno un figlio, e di questi il 61,2% ne avrebbe voluti di più, ma se non lo ha fatto, in buona parte questo è dovuto al lavoro (motivi professionali, 54,5%), oltre che a motivi personali (39,4%) ed economici (15,2%). La scelta di avere un figlio avviene tardi: il 53,1% delle madri del campione, prima della maternità, era già strutturata. Dopo la nascita dei figli quasi un quarto del campione (24,3%) ha ridotto l’attività lavorativa, un fatto che viene definito nel 43,8% come imposto, e non desiderato.

Una grave mancanza è quella dei nidi aziendali: solo il 22,6% dei chirurghi intervistati lavora in una struttura che lo comprende, anche se il 93,7% riterrebbe utile avere il supporto di un nido aziendale. Assentarsi per maternità provoca spesso disagi nell’ambiente di lavoro: infatti solo un terzo (34,1%) dei consultati afferma che nella struttura in cui lavora l’assenza per maternità viene sostituita da altro personale. Il 90%, inoltre, riterrebbe utile il congedo di paternità, mentre solamente l’8,6% ne ha usufruito. Il 65% si dichiara non soddisfatto dalla suddivisione del tempo tra lavoro e vita personale. L’80,4% pensa che l’attuale legislazione sulla maternità nella professione chirurgica non sia adeguata.

Il programma della giornata

Mercoledì 28 settembre presso l’Auditorium Parco della Musicadi Roma, nell’ambito del Congresso Congiunto delle Società Scientifiche Italiane di Chirurgia sarà presentata l’Associazione WIS Italia. A introdurre i lavori, alle 14.30, saranno i Professori Francesco Corcione e Claudio Bassi, rispettivamente presidente e vicepresidente della Società Italiana di Chirurgia.

Dalle 14.30 alle 15.00, la presentazione di WIS Italia a cura della presidentessa dell’associazione Isabella Frigerio, che illustrerà il progetto e i suoi obiettivi. Il professor Roberto Salvia, tesoriere WIS Italia, parlerà della formazione delle chirurghe di domani, mentre la vicepresidente Gaya Spolverato presenterà il programma di mentorship.

Dalle 15.00 alle 16.00 si tiene il dibattito su Donne in Chirurgia in Italia, in Europa… e nel mondo. Verranno presentati i risultati del questionario italiano e il progetto di un network europeo delle donne chirurgo e delle future partnership; Amalia Cochran, professoressa di chirurgia della University of Utah (USA) porterà l’esperienza della Association of Women Surgeons, di cui è presidentessa. Toccherà poi alla dottoressa Molena, consigliera WIS, raccontare il suo viaggio da Padova a New York, dove attualmente lavora al Memorial Sloan Kettering Cancer Center, in qualità di responsabile dell’Unità di Chirurgia Esofagea. La professoressa Elda Baggio, consigliera WIS dell’Università di Verona, porterà la sua esperienza nel mondo con Medici Senza Frontiere.

Concluderà la sessione l’avvocato Gianluca Spolverato con l’analisi delle problematiche giuridiche nella conciliazione dei tempi vita-lavoro. Con una discussione finale, l’evento terminerà alle 16.30.