Il dottor Padovan sospeso dal servizio perchè non vaccinato. I concittadini affiggono cartelli di solidarietà

 
Da alcuni cittadini di Bastia di Rovolon riceviamo e pubblichiamo:
E’ diventato ormai grottesco, prima di provare a sostenere qualsiasi tesi, specificare di essere Pro Vax o No Vax, Pro Green Pass o No Green Pass, come se un’etichetta potesse validare o meno un’idea. Eppure, per evitare fraintendimenti, ci teniamo a prendere le distanze da qualsiasi eccesso, radicalismo, sensazionalismo. 
E’ evidente però che ad essere contro il Green Pass, ormai, non sono solo dei pazzi e scatenati bombaroli, bensì anche rinomate personalità del mondo accademico.
Ma veniamo ai fatti: questa lettera è scritta da alcuni cittadini di Bastia di Rovolon (PD) che hanno appena appreso, con sconforto, che il loro medico di base – Dr. Padovan – è stato costretto a sospendere la sua attività lavorativa perché non vaccinato. Per molti di noi questo è motivo di grande tristezza. Perché le persone – qualsiasi siano le loro idee – non possono essere sostituite, non sono come i bulloni di una catena di montaggio.
Inutile dilungarsi troppo sul fatto che il Dr. Padovan si è sempre distinto per professionalità, cultura, capacità di ascolto e preparazione. 
Questo caso particolare ci permette ora di spendere, invece, qualche altra parola sulla situazione del nostro paese. Come persone ragionevoli ed equilibrate, ribadiamo di non essere negazionisti, cioè di non negare l’esistenza del virus – è assurdo dover specificare pure questo – né la sua pericolosità – ognuno di noi si è imbattuto nelle disgrazie causate da questo virus -. Eppure, la costrizione ad esibire il Green Pass negli ambienti di lavoro, così come la possibilità di demansionare un medico competente come Padovan – il cui motto era “non nuocere” – ci sembra un qualcosa di estremamente grave.
La televisione mainstream – chiamiamola così per comodità – condanna giustamente gli atti violenti, per ora assai sparuti, di cittadini così detti “No Vax/No Green Pass”, ma si dimentica che questo clima di tensione sociale ha dei responsabili anche nella corrente così detta “Pro Vax/Pro Green Pass”. Si potrebbero riportare a dimostrazione di ciò decine di citazioni infelici e discriminatorie da parte di virologi/star o dei più svariati opinionisti. Giusto poco fa, il presidente di Codacons, ad esempio, si è espresso in questi termini: “togliere la pensione e il reddito di cittadinanza ai non vaccinati”. Dichiarazioni che si aggiungono ad altre, del tipo “sarebbe giusto far pagare le cure ai non vaccinati” o, peggio, “sarebbe giusto togliere le cure ai non vaccinati”.
Riteniamo estremamente pericoloso che il dibattito pubblico abbia assunto queste tinte: la cura non può intrecciarsi con la morale. Così come si cerca di curare il cancro di un fumatore o una dipendenza da droghe in un tossicodipendente, senza – giustamente – rinfacciare loro il fatto di fumare o di assumere sostanze, riteniamo che uno stato civile non debba avventurarsi in questa pericolosa direzione: quella di fantasticare di erogare un servizio pubblico come la sanità a certe categorie di persone.
Precisiamo – se ce ne fosse il bisogno – di essere infinitamente riconoscenti a tutti i sanitari che hanno lottato in prima linea in questi due anni; ma ricordiamo che la colpa di avere un sistema sanitario al collasso, la colpa dei turni massacranti di medici infermieri e OSS, la colpa di stipendi non all’altezza, non può essere dirottata, oggi, verso gruppi di cittadini senza Green Pass o senza vaccino. Sarebbe più opportuno ricordare che gli stessi politici che dirottano questa rabbia verso i cittadini senza Green Pass o senza vaccino, spesso e volentieri, sono gli stessi che negli ultimi 10 anni hanno tagliato, di concerto, oltre 37 miliardi di Euro alla sanità. I dati sono forniti dall’Associazione Gimbe, che ha pubblicato un dettagliato rapporto nel periodo 2010-2019. Potete consultarli liberamente. Si potrebbe allora dire che si dovrebbero togliere le cure a chi, in questi ultimi anni, ha votato questo partiti – ma ciò sarebbe umanamente mostruoso.
Precisiamo anche – se ce ne fosse il bisogno – di non essere antiscientifici, complottisti o terrapiattisti – è evidente che queste etichette fanno comodo a qualcuno, perché creano rabbia e conflitto tra normali cittadini, spostano voti o ingrassano con i click-bait la testa giornalistica di turno. Ma precisiamo anche che la scienza, per definizione, si muove dubitando; non ha la verità in tasca e può adempiere, al massimo, ad un importantissimo ruolo consultivo.
Precisiamo infine anche che, a rigore, la scienza, per essere credibile, dovrebbe essere slegata da qualsiasi conflitto di interesse e concorrere unicamente al bene comune – per ora in Italia questa condizione non c’è, perché la ricerca spesso e volentieri è finanziata da colossi privati – e, infine, che la scienza, per essere credibile, dovrebbe pronunciarsi ai cittadini con toni competenti, sobri e pacati – per ora in Italia neppure questa condizione, salvo rari casi, è onorata -.
Detto ciò, rivogliamo il nostro medico, perché crediamo sia profondamente ingiusto ricattare le persone attraverso la sospensione dal proprio lavoro. L’Italia non può essere una Repubblica fondata sul lavoro di chi ha un Green Pass. Perché il Green Pass attualmente non assicura una reale protezione da un contagio ma si configura, nella migliore delle ipotesi, come un incentivo – quasi un obbligo – a vaccinarsi; e che il Green Pass “non è una misura di sanità pubblica” e che “non crea ambienti sicuri” perché “anche i vaccinati possono contagiarsi” lo ha detto il virologo Crisanti. Nella peggiore delle ipotesi, invece, il Green Pass potrebbe configurarsi come uno strumento di ricatto o di discriminazione buono per tutte le emergenze: oggi quella legata al Covid-19, e domani chi lo sa. C’è il rischio, evidente, che un domani ognuno di noi – vaccinato o meno – possa uscire sconfitto da questo pericoloso scacco alla democrazia, notoriamente la più fragile e preziosa tra le forme di governo.