Due o tre motivi per cui chi sottovaluta il Partito dei Veneti rischia di fare un errore pazzesco

 

“Ma cosa diavolo ci facevi in mezzo a quelli là, dove vuoi che vadano”. E’ una frase ricorrente tra amici di tutto l’arco costituzionale che continuano a non capire come mai ogni tanto posto una foto o un articolo sul Partito dei Veneti. Non lo capiscono gli amici che provengono da esperienze del Pd, non lo intendono nemmeno quelli di Fratelli d’Italia. Più facile con quelli della Lega: non ne ho e quindi da lì chiamate di amici non arrivano.
A tutti ho spiegato un paio di cose che di questo movimento mi affascinano. Qui sotto le elencherò in ordine sparso.
La prima e più importante caratteristica: sono persone che mi danno l’idea, tranne qualche piccola e isolata eccezione, di essere persone per bene. A cominciare da Antonio Guadagnini, due lauree (una in economia e una in filosofia) docente in aspettativa; categoria nobile della politica attiva, quello degli insegnanti e dei docenti. Guadagnini ha una idea nobile della politica e determinata del futuro del Veneto che lui immagina come una delle regioni d’Europa, contro chi ha ancora una idea otto/novecentesca dello Stato-Nazione. Giacomo Mirto, l’uomo macchina dell’organizzazione di questo nuovo partito: lavoratore infaticabile, credo che abbia fatto più chilometri di un rappresentante in questi mesi e il lavoro sul territorio si vede perchè mettere in piedi una convention come quella del PalaGeox di cui ho già raccontato e poi sette convention in sette città diverse del Veneto, lavorando praticamente con una mezza dozzina di collaboratori, è una cosa che puoi fare solo quando sei giovane e determinato come lui.
E poi c’è il popolo: con tutte le proprie ingenuità ma anche con quella energia pura che solo il popolo ha quando si avvicina alla politica. Un popolo fatto di genta abituata ad alzarsi presto, a parlare dialetto o inglese, bisticciando con l’italiano perchè vive o la dimensione della comunità o quella dei rapporti internazionali per lavoro. Persone vere, nessun politico politicante ho incontrato in questa giornata in cui nella sala Guasti di Padova si sono radunate un centinaio di persone e dove nelle altre tappe ne sono arrivate, dalle foto che vedo, anche di più.
C’era l’avvocato donna che spiegava le difficoltà della libera professione, l’imprenditore che raccontava quanto sia difficile tenere il passo con chi compete con alle spalle una burocrazia più snella e tanti giovani, amministratori nei Comuni dell’Alta padovana che spiegavano a loro modo sogni e disillusioni. E’ un popolo che si è messo in moto e che se trova una leadership può tornare a parlare anzichè alla pancia, al cuore dei propri concittadini, con lo stesso linguaggio, semplice schietto; e per una volta senza la vergogna che solo i veneti provano quando parlano la lingua dei nonni.
C’è ancora tanta strada da fare per questo Partito dei Veneti, ci saranno tanti ostacoli, e probabilmente nell’immediato non riusciranno ad arrivare subito nella stanza del Governo del Veneto. Ma sono sicuro che se Guadagnini ed i suoi troveranno la maniera di superare la fase dello spontaneismo, gli stessi che ora mi chiamano per domandarmi se sono impazzito a stare in mezzo a quelli là, saranno gli stessi che magari a giugno mi diranno “cazzo avevi ragione”. Le idee ci sono, la visione di un Veneto che si slega, in tutti i sensi, anche. Manca una leadership e un po’ di ordine, ma quelli, ne sono certo, arriveranno. Un popolo da troppo tempo trattato come gregge, si sta organizzando per mettersi in marcia sul sentiero di una nuova storia. Auguro ad Antonio, a Giacomo ed ai tanti uomini e donne di buona volontà che ho incontrato, un viaggio bellissimo.

Alberto Gottardo