Fatturazione elettronica: continua la spremitura del Veneto. Altri 100 milioni di euro di ulteriore pressione su artigiani e liberi professionisti

 

“La fatturazione elettronica si conferma una spremitura  delle olive, e stimiamo che abbia comportato solo  quest’anno un ulteriore gettito nelle casse dell’agenzia delle entrate in Veneto di 100 milioni di euro, solo relativamente alla cosiddetta consultazione e acquisizione delle fatture elettroniche. Uno scherzetto che in media costa fino a 400 euro l’anno per stoccare su un cloud sicuro le fatture emesse e quelle ricevute dai fornitori. Con una tragicomica vicenda nello spreco di denaro privato: con una  circolare diramata all’una della notte prima di Halloween il direttore dell’Agenzia delle entrate ha prorogato l’adesione al sistema al servizio di  consultazione delle fatture, emesse e ricevute, fino al 20 dicembre”.
Questa l’analisi, provvedimento notturno dell’Agenzia delle entrate alla mano, fatta dal tributarista veneziano Alberto De Franceschi, che ha ricevuto la comunicazione dell’Agenzia delle entrate pochi minuti dopo l’una della notte tra il 30 ed il 31 ottobre. Con questa circolare notturna – continua De Franceschi – ci informa il direttore che “In caso di mancata adesione al servizio da parte di almeno uno dei soggetti del rapporto economico (cedente/prestatore e cessionario/committente), i file xml delle fatture sono cancellati entro 60 giorni dal termine del periodo transitorio”. Quindi altro che stoccaggio entro i cinque anni come prescritto dalla normativa nazionale. Le fatture online sul sito dell’agenzia delle entrate dura meno di una scatoletta di fagioli.
Con 300 mila tra liberi professionisti ed artigiani, solo per richiamare due categorie molto numerose in Veneto, significa che chi ha aderito a questo sistema ha di fatto perso tempo e denaro. Credo che i parlamentari veneti, mentre quelli napoletani si occupano del rigore di Llorente dell’altra sera, dovrebbero occuparsi di questo tipo di storture. Perchè si rischia di essere scaduti e tassati, per mutuare una nota frase della saggezza popolare.
L’unica buona notizia che filtra da palazzo Chigi è quella relativa alle tempistiche previste dall’obbligo di fatturazione elettronica: ora è fissato a 10 giorni dal giorno di vendita del bene o dalla prestazione oggetto dell’acquisto. A decorrere dal primo gennaio la bozza di decreto fiscale porta a 12 giorni tale termine. Per il resto rimane l’obbligo di bollo virtuale per chi fattura elettronicamente, di due euro col bollo fisico per chi emette fattura in regime forfettario con importi superiori ai 77,47 euro. Che diventano milioni di euro al mese per i contribuenti veneti. Cifre di cui tenere conto prima di riempirsi la bocca con il “disinnesco dell’Iva”: siamo di fronte ad un aumento della pressione fiscale surrettizio e permanente”.