filo spinato anti clochard in stazione a Padova: la lettera di chi dice no

 

Sulla vicenda del filo spinato messo dalla società Metropark per “difendere” la struttura del nuovo parcheggio dagli sbandati che gravitano in zona stazione, riceviamo e pubblichiamo la lettera di una lettrice:
Gentile Direttore, le scrivo in merito alla scelta della società Metropark di mettere in un area adiacente alla stazione di Padova del filo spinato . Al di là delle reali intenzioni della Metropark, il filo spinato, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, evoca in tutti noi separazione, divisione e isolamento. Mi domando perché in una città come la nostra, nel 2013, a quasi 70 anni dalla fine di quella guerra, abbiamo bisogno del filo spinato. Oggi uno dei problemi più grossi, almeno nella percezione della gente, sembra essere quello della sicurezza. Come rendere più sicure le nostre città, soprattutto in un tempo di crisi in cui aumentano coloro che  hanno difficoltà di tipo economico? E’ una domanda seria che non va liquidata in maniera superficiale e a cui non si possono trovare risposte grossolane.

Vorrei provare però a raccontare come percepisce il problema della sicurezza chi vive dall’altra parte di quel filo. Mi riferisco in particolare alle decine di persone che vivono per la strada, i così detti senza fissa dimora. Alcuni di loro dormono alla stazione e ormai da diversi anni li incontro settimanalmente. Per me sono ormai dei nomi e dei volti noti, come quelle persone che incontri spesso: gli amici, i parenti, i colleghi, gente di cui non aver timore. E’ proprio vero che conoscere qualcuno è il primo modo per non averne paura! Nel tempo ho compreso che la stazione, come l’ospedale e altri luoghi affollati e di passaggio, sono per loro luoghi più sicuri perché meno isolati, dove a volte si trova un po’ di calore, soprattutto durante l’inverno. In realtà, molti di loro sono i primi ad aver paura, soprattutto di notte. Dormire all’aperto è un rischio, non solo per la salute, ma anche per la propria incolumità. Uno di questi amici ogni volta che lo incontro mi dice: “Ogni mattina quando mi sveglio ringrazio Dio perché sono ancora vivo. Se riesco a dormire almeno 5 ore senza che mi accada nulla è una gran fortuna!”. La maggior parte delle persone che dorme per strada non lo fa per scelta e preferirebbe poter avere una sistemazione diversa. Hanno mille problemi e difficoltà da cui si sentono travolti, ma hanno paura e vorrebbero anche loro una città più sicura!

E’ paradossale! Forse proprio quel filo, quel muro che come un abisso ci divide, se fosse rimosso ci permetterebbe di avere tutti meno paura e di costruire una città più inclusiva, più umana, dove si abbasserebbe il livello ormai troppo alto di sospetto e aggressività. Infine mi domando: perché non coinvolgere proprio alcuni di loro nel tentativo di tenere alcune aree della stazione più pulite, magari in cambio di un pasto caldo o qualche biglietto dell’autobus?

Nicoletta Ariani