Flat tax: “Non si farà nè subito nè domani nè dopodomani” secondo Carlo Calenda ex ministro dello Sviluppo economico

 

“Salvini dice subito la flat tax? Non si potrà fare nè subito, nè domani nè dopodomani”.
A dirlo il capolista nel collegio Nord Est per Pd – Siamo Europei Carlo Calenda, già ministro dello sviluppo economico nel governo Gentiloni, intervenendo in diretta al Morning Show di Radio Padova.
“Noi finiamo l’anno che abbiamo bisogno di neutralizzare 23 miliardi di clausole di salvaguardia con l’aumento dell’Iva. E ciò sarebbe disastroso per i consumi nel momento in cui l’export sta rallentando. La realtà è che noi siamo in una emergenza finanziaria e bisogna trovare dei rimedi che non deprimano ulteriormente l’economia. Per quello che mi riguarda, io cancellerei immediatamente quota 100, che è un provvedimento che farebbe risparmiare 33 miliardi di euro di debito in più e che in questo momento giova solo a 300mila persone, ma ne danneggia 23 milioni e mezzo”.
Circa la prospettiva del segretario della CGIL Maurizio Landini per una patrimoniale volta a finanziare gli investimenti, Carlo Calenda chiude la porta ad una tale ipotesi: “Il rischio patrimoniale c’è ma va totalmente evitato – spiega Calenda – la patrimoniale, esattamente come un eventuale aumento dell’Iva finirà per colpire e deprimere i consumi e quindi ci sarebbe un avvitamento. Se noi chiudiamo a -1% o a -0,8% di Prodotto interno lordo, cosa che io ritengo plausibile, e ci metti sopra le clausole Iva e ci metti sopra la patrimoniale, quello che ti succede è che vai il prossimo anno a -2%. Noi dobbiamo abolire due provvedimenti scellerati che hanno determinato lo sbilanciamento finanziario, che sono quota 100 ed il reddito di cittadinanza e invece lavorare diminuendo le tasse su chi lavora, in particolare sui redditi bassi, e continuare a stimolare gli investimenti come abbiamo fatto con l’impresa 4.0 che aveva funzionato bene, in particolare nel Nord Est, aveva rilanciato gli investimenti e le assunzioni”.

Qui sotto l’audio dell’intervento di Carlo Calenda a Radio Padova